lunedì 8 novembre 2021

Ridere del materialismo






4 Novembre 2021

Volentieri offriamo ai lettori questo felice estratto de L’esistenza di Dio di Mons. G. Ballerini (qui l’offerta speciale).




[…] Mentre negano ad un essere infinito il potere di creare dal nulla, fanno poi della materia stessa un essere infinito ed onnipotente; e mentre non vogliono riconoscere nelle opere della natura le tracce di una Suprema intelligenza che sempre ravvisarono i più grandi naturalisti, i quali furono perciò rapiti come in estasi di lode al Creatore[1], fanno poi del caso la ragione dell’ordine ed ascrivono a forze cieche ed incoscienti quelle meraviglie che formano l’ammirazione dell’intelligenza umana. Perché, […] non è forse evidente un’attitudine, una direzione, un fine in ciascuna di quelle molecole infinitesimali, di quegli atomi puramente materiali che si attraggono, si aggruppano e si muovono in guisa da produrre soli ed attorno ai soli pianeti intiepiditi, solidificati, verdeggianti e vivi? E tutto ciò come si spiega?



[1] Linneo, il grande naturalista, diceva: «Il Dio eterno, il Dio immenso, sapientissimo ed onnipotente è passato dinanzi a me. Io non l’ho veduto in volto, ma il riverbero della sua luce ha ricolmo di stupore l’anima mia. Io ho studiato qua e là le tracce del suo passaggio nelle creature; e in tutte le opere sue, anche le più piccole, le più impercettibili, qual forza, qual sapienza, qual immensa perfezione!» –


«Ti ringrazio, o mio Creatore e Signore, esclama il grande astronomo Keplero, di tutte le gioie che mi hai fatto gustare nell’estasi in cui m’ha rapito la contemplazione delle opere della tua mano. La grandezza di queste opere io mi sono studiato di proclamare innanzi agli uomini, e ho posto ogni cura nel far loro conoscere quanto sia la tua sapienza, potenza, bontà». «Più si allarga il campo della fisica, diceva Herschell, e più le dimostrazioni dell’eterna esistenza di un intelletto creatore onnipotente, divengono numerose ed inconcusse».


***


Non c’è […] idea che abbia una base più oggettiva e inconcussa di quella di Dio
. Essa ha per base lo stesso universo. Non è forse questa la base che le assegna la Scrittura, la Chiesa[1] e la filosofia tradizionale dell’umanità?

Poiché a che si riduce tutta la questione fra noi e gli increduli? A sapere se l’universo esiste da sé, ovvero ha ricevuto la sua esistenza da altri. Se ha ricevuto da altri la sua esistenza, vuol dire che è prodotto, è creato; e se prodotto e creato, vuol dire che necessariamente suppone l’esistenza di una causa creatrice.

Si potrà qui domandare come possiamo noi sapere se la realtà cosmica sia improdotta o prodotta. Lo vedremo […] considerando i caratteri dell’universo, dai quali apparirà la dipendenza di tutto il mondo da Dio come effetto da causa.

Per ora osserviamo soltanto che il concetto di Dio è quello di causa prima. È questo l’insegnamento di tutta l’antichità. E ciò basta per farci comprendere che non si può dare altra dimostrazione della esistenza di Dio all’infuori di quella che ce lo addita come suprema causa del mondo stesso. Per conseguenza non si può dare altra dimostrazione all’infuori di quella che poggia sul principio di causalità. Solo per questa via si giunge all’essere trascendente e realmente distinto dal mondo: in tutte le altre ci troviamo sempre impigliati nell’essere immanente.

Così stando le cose, ognun vede che nessuna idea potrà mai avere una base più oggettiva di quella di Dio. Per negarle questa base o almeno poterne dubitare, bisognerebbe prima poter negare o almeno poter mettere in dubbio la realtà oggettiva del mondo, o quanto meno i suoi caratteri di dipendenza.

Ed è precisamente qui, come abbiamo visto, dove si concentrano tutti gli sforzi dei positivisti, dei critici, dei neo–critici e specialmente dei moderni idealisti. Che anzi per questi ultimi il mondo stesso è immanente nel nostro spirito ed è una creazione del nostro pensiero.

[…] Siamo […] persuasi fin d’ora che la semplice esposizione delle loro dottrine, da noi fatta […] con la più scrupolosa imparzialità, ne sia già un’indiretta confutazione. Perché nessuno vorrà certo prendere sul serio le stranezze del soggettivismo kantiano, o quelle del moderno idealismo che scambiano il mondo cervelloticamente da loro creato con quello vero e reale in cui viviamo. E se non possiamo dubitare della realtà oggettiva del mondo, neppure possiamo dubitare dei suoi caratteri di dipendenza che in concreto si identificano, come vedremo, con la stessa realtà oggettiva delle cose. Anche dopo tutte le critiche o chiacchiere di Kant e compagni, quei caratteri stanno e staranno sempre dinanzi a tutti per proclamare che il mondo non è da sé, ma da Dio.



>>> L’esistenza di Dio <<<

[1] «Se alcuno dirà che il solo e vero Dio Creatore e Signore nostro, per mezzo delle cose che furono fatte, non può conoscersi certamente col lume della naturale ragione: sia anatema». Concilio Vaticano, Della Rivelazione, Canone 1. È noto poi come tutte le Scritture dell’Antico e Nuovo Testamento, provochino sempre al creato per la conoscenza del Creatore.
>>> L’esistenza di Dio <<<

Foto di Anete Lusina da Pexels






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