mercoledì 13 dicembre 2023

Eutanasia: il Canada non sta sopprimendo solo le persone, ma lo stesso concetto di persona


traduzione: “Dottore , per piacere aiutami a non uccidermi
 quando mi sentirò sopraffatto: non uccidermi”


Di Annarosa Rossetto, 13 Dicembre 2023

Il “piano inclinato” che sta portando molti Paesi ad approvare leggi più o meno “avanzate” di suicidio assistito e/o di eutanasia influenza moltissimo anche il concetto stesso di “persona umana” e del valore intrinseco che ogni individuo della nostra specie ha in quanto essere umano ed è diventato ormai una voragine.

Un interessante articolo scritto da Brian Bird e pubblicato sul giornale online The Public Discourse, tradotto da Annarosa Rossetto, analizza come la legislazione per l’eutanasia in Canada stia spingendo sempre più indietro il concetto di inviolabilità della persona umana, la cui dignità sembra ormai solo legata alla qualità della vita e all’autonomia personale.
C’è molto lavoro da fare per ripristinare la corretta comprensione del concetto di persona – cosa significa essere umani – nelle società che consentono l’eutanasia. Questo lavoro richiederà non solo anni ma decenni e forse anche di più.



Brian Bird

Nel 2016, il Canada ha legalizzato l’eutanasia per gli adulti che soffrono in modo grave e incurabile in prossimità della fine della vita. Quattro anni dopo, ha legalizzato l’eutanasia per gli adulti anche nei casi in cui la morte non è “ragionevolmente prevedibile”. L’anno prossimo l’eutanasia diventerà legale anche per gli adulti la cui unica condizione medica e fonte di sofferenza è la malattia mentale. Sono state avanzate raccomandazioni per legalizzare l’eutanasia per i minori la cui morte è “ragionevolmente prevedibile”. L’Ordine dei Medici nella provincia del Quebec ha suggerito che l’eutanasia dovrebbe essere disponibile per i bambini con gravi disabilità o malattie che rendono improbabile la loro sopravvivenza.

Tra il 2016 e il 2022, quasi 45.000 canadesi sono morti a causa di quella che viene ufficialmente definita “assistenza medica alla morte” o MAID. Nel 2022, l’eutanasia era praticamente legata alle malattie cerebrovascolari come quinta causa di morte in Canada (solo dopo incidenti, COVID-19, cancro e malattie cardiache). In ciascuno degli anni precedenti, a partire dal 2016, il numero di decessi per eutanasia è cresciuto in modo significativo. Tra il 2019 e il 2022l’aumento medio è stato di poco superiore al trentuno per cento annuo.

Queste statistiche rivelano verità inquietanti su ciò che accade quando una società legalizza l’eutanasia. Avvocati, parlamenti e tribunali hanno detto ai canadesi che l’eutanasia è un bene fondamentale. Ma in verità, l’eutanasia insegna che la dignità umana è degradabile piuttosto che duratura. Crea gerarchie nel concetto di persona mettendo in discussione la dignità e il valore di determinati individui in base ai loro punti di forza e capacità, cose che, per loro natura, sono mutevoli. Questa è sempre e ovunque un’ingiustizia fondamentale. In Canada, questa ingiustizia sta emergendo in modi profondamente pericolosi.

In verità, l’eutanasia insegna che la dignità umana è degradabile anziché permanente.


Queste preoccupazioni non sono nuove. Quando, nel 2021, il Canada stava per estendere l’eutanasia a scenari in cui la morte non era vicina, tre funzionari delle Nazioni Unite – tra cui il relatore speciale sui diritti delle persone con disabilità – scrissero al governo canadese per esprimere preoccupazione su come questo passo avrebbe influenzato individui in Canada che vivono con disabilità. Gli autori osservavano che se l’eutanasia fosse stata “resa disponibile per tutte le persone con un problema di salute o una disabilità, indipendentemente dal fatto che siano vicine alla morte, potrebbe derivarne (o essere sottilmente rafforzato) un presupposto sociale che è meglio essere morti che vivere” con disabilità”.

Questo punto è corretto, ma ha una portata più ampia. Quando l’eutanasia viene legalizzata, il presupposto sociale secondo cui è meglio essere morti piuttosto che continuare a vivere prende piede in tutti gli scenari in cui l’eutanasia è legale. E c’è da chiedersi: quali fattori ci porterebbero a pensare che sia meglio essere morti piuttosto che continuare a vivere in certe situazioni? I sostenitori dell’eutanasia vogliono richiamare l’attenzione sulla qualità della vita, sull’autonomia, sulla dignità, sul dolore e sulla sofferenza. Ma il messaggio più profondo racchiuso nelle parole di questi sostenitori è che alcuni di noi non sono più persone. Se ci ritroviamo idonei all’eutanasia, non vivremo più veramente. E se questo è vero, l’eutanasia sembra una scelta sensata.

Quando si parla di eutanasia, la qualità della vita e l’autonomia sono state indissolubilmente legate alla dignità, il che ha influenzato il modo in cui comprendiamo il concetto di persona. Man mano che la mia qualità di vita e la mia autonomia diminuiscono, diminuisce anche la mia dignità. Man mano che la mia dignità diminuisce, diminuisce anche il mio valore come persona. Una volta che il mio valore come persona è sufficientemente svanito, è crudele per lo Stato impedirmi di lasciarmi morire. In effetti, è crudele che lo Stato si rifiuti di aiutarmi a morire. E arriva l’eutanasia, fornita attraverso il sistema sanitario.

Stiamo assistendo, in altre parole, a una riformulazione del concetto di persona, una riformulazione iniziata prima che l’eutanasia fosse legalizzata in Canada o in altri Paesi. Questa riformulazione afferma che, anche se tecnicamente alcuni di noi possono essere vivi, non lo siamo in un senso che sia davvero significativo. Legalizzare l’eutanasia non è solo una conseguenza naturale di questa riformulazione ma accelera anche lo stesso processo e lo spinge avanti ulteriormente con la scusa di rendere le società e ciascuno di noi più rispettosi dei diritti umani e quindi più umani.

Come si è visto, la visione del concetto di persona trasmesso e rafforzato dall’eutanasia ha portato a violazioni degli stessi diritti che sarebbero stati violati dal divieto dell’eutanasia: diritti che riguardano ogni persona umana in quanto tale. In un caso del 2015, la Corte Suprema del Canada ha fatto affidamento sul diritto costituzionale alla “vita, libertà e sicurezza della persona” per revocare il divieto canadese dell’eutanasia. Questa sentenza ha portato alla legislazione del 2016 che ha legalizzato la prima versione dell’eutanasia in tutto il Canada.

Dal 2016 è diventato chiaro – se non lo era prima – che la legalizzazione dell’eutanasia mette in pericolo la vita, la libertà e la sicurezza delle persone. Se è più facile ottenere l’eutanasia che trovare un alloggio adeguato o a prezzi accessibili, la persona umana propriamente intesa è lungi dall’essere rispettata. Lo stesso vale quando l’eutanasia viene offerta ai veterani che contattano il governo per ricevere assistenza, quando l’eutanasia è vista come l’unica opzione praticabile da una madre tetraplegica che non riesce a trovare un sostegno adeguato per convivere con la sua disabilità, o quando le autorità sanitarie pubbliche forniscono sessioni informative sull’eutanasia ai pensionati mentre controllano i loro anni di pensionamento. Quando un ministro federale ammette che in alcune parti del Canada è più facile accedere all’eutanasia che procurarsi una sedia a rotelle, dovrebbe suonare un campanello d’allarme.

E se anche una sola persona in Canada ha scelto l’eutanasia perché si considera un peso per gli altri, o perché si sente isolata e sola, significa che il Canada non riesce a proteggere la vita, la libertà e la sicurezza delle persone. Di fronte a queste realtà, una delle ragioni per un divieto totale dell’eutanasia – vale a dire l’impossibilità pratica di evitare abusi e usi impropri – diventa chiara.

Un caso emblematico è quello di Kathrin Mentler, una donna sulla trentina che nel giugno di quest’anno si è ricoverata in un ospedale di Vancouver a causa di depressione e pensieri suicidi, condizioni con cui conviveva da tempo ma che erano diventate più acute a causa della un recente evento traumatico. Una volta in ospedale, la Mentler è stata portata in una stanza dove un medico le ha detto che il sistema sanitario è “guasto” e che il tempo di attesa per vedere uno psichiatra sarebbe stato significativo. Il medico le ha poi chiesto se avesse mai preso in considerazione l’eutanasia, sottolineando che sarebbe stata più “confortevole” che suicidarsi per overdose di farmaci, una preoccupazione che Mentler aveva specificamente in mente quando si è recata in ospedale quel giorno. Nelle sue parole: “Sono andata lì quel giorno in modo specifico perché non volevo trovarmi in una situazione in cui avrei pensato di prendere un’overdose di farmaci”.

Per decenni, società come il Canada hanno giustamente speso tempo, denaro e risorse nella prevenzione del suicidio. Il caso della Mentler rivela un cambiamento inquietante su questo fronte: lei desiderava vivere, ma le è stata suggerita la morte. Sebbene lo scambio tra Mentler e il medico sia stato breve, e l’ospedale affermi che la domanda sull’eutanasia era semplicemente un modo per valutare il livello di rischio suicidario di Mentler, sembra che che il concetto che la Mentler sia una persona stia svanendo. Se una società offre l’eutanasia come soluzione alle persone che hanno tendenze suicidarie, siamo arrivati a un punto in cui il concetto di persona è stato ricostruito al di là del riconoscimento.

Se una società offre l’eutanasia come soluzione alle persone che hanno tendenze suicide, siamo arrivati a un punto in cui il concetto di persona è stato riformulato oltre ogni misura.

Il caso Mentler è anche rivelatore perché l’eutanasia è stata portata alla sua attenzione in un momento in cui sembrava non essere una candidata idonea. L’eutanasia per le persone che soffrono esclusivamente di malattie mentali non sarà disponibile in Canada fino al prossimo anno. Forse il passo verso la legalizzazione dell’eutanasia per individui in altre circostanze – quelle attualmente coperte dalla legge – ha attivato un radar all’interno di alcuni cittadini canadesi per altri casi in cui l’eutanasia dovrebbe essere legalizzata. La legislazione del 2016 ci ha insegnato le nozioni di base su quando dovrebbe essere concessa l’eutanasia, e ora stiamo applicando queste lezioni a situazioni nuove.

Quel radar sembra ora individuare i membri della società che si trovano in difficoltà particolarmente gravi, come le persone che sono senza casa e si trovano in situazioni di disagio per disoccupazione, malattie mentali e fisiche e dipendenza da droghe o alcol. Nelle aree delle città canadesi in cui queste problematiche sono particolarmente visibili, come il Downtown Eastside di Vancouver, di cui ormai si parla quando si parla di eutanasia. Un articolo recente suggerisce che gli individui con dipendenza da sostanze possono beneficiare dell’eutanasia una volta che ai criteri di ammissibilità sarà aggiunta la malattia mentale. L’articolo, nel fare questa previsione, indica anche come l’eutanasia stia erodendo il concetto di persona umana. Come afferma un sostenitore del Downtown Eastside citato nell’articolo, rendere gli individui affetti da abuso di sostanze idonei all’eutanasia significa dire che questi individui “non sono realmente umani”.

In Canada, stiamo assistendo alle potenti conseguenze della legalizzazione dell’eutanasia, chiamandola eufemisticamente “assistenza medica alla morte”, erogandola attraverso un sistema sanitario finanziato con fondi pubblici, ammantandola in una visione distorta della dignità e dei diritti, e demonizzando individui e istituzioni che credono (e desidero agire in base alla convinzione) che l’eutanasia uccide ed è il segno di una società incivile e disumana. Questo è un reale pericolo di cui bisogna parlare.

Alcuni sostenitori dell’eutanasia diranno che queste affermazioni sono frutto di un allarmismo esagerato. Avevano detto lo stesso quando i critici dell’eutanasia mettevano in guardia sul fatto che aver aperto la porta all’eutanasia nel 2016 avrebbe portato ad estenderla ad altri casi e contesti: quando la morte non è imminente, quando sono coinvolti minori, in casi di malattie mentali e oltre. E guardate dove siamo, meno di un decennio dopo. Dimenticate il “pendio scivoloso”. Ormai si tratta di una voragine.

C’è molto lavoro da fare per ripristinare la corretta comprensione del concetto di persona – cosa significa essere umani – nelle società che consentono l’eutanasia. Questo lavoro richiederà non solo anni, ma decenni e forse anche di più.

Ma quel lavoro deve iniziare da qualche parte. Credo che si debba iniziare con il dire la verità. L’eutanasia non cancella il guscio vuoto di una persona che ormai non c’è più. Cancella una persona, ogni volta.




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