lunedì 11 dicembre 2023

Dal ddl Roccella allo stop alla Concia. Una valutazione complessiva






Di Stefano Fontana, 11 DIC 2023

La settimana scorsa questo sito ha pubblicato un mio articolo dal titolo “no al ddl Roccella sulla violenza sulle donne” che ha suscitato alcune critiche. La principale si riferiva al fatto che nel ddl Roccella non c’è alcuna indicazione sull’educazione alle relazioni poi decisa dal ministro della pubblica istruzione Valditara, mentre il mio articolo, secondo qualche interpretazione, avrebbe fatto di ogni erba un fascio, collegando le due cose e dando l’impressione di ritenere il ddl Roccella responsabile anche di questo. L’opportunità di rispondere a queste critiche mi permette ora di precisare la visione espressa in quell’articolo che trova ora indubbia conferma dal proseguo della vicenda, con la designazione di Anna Paola Concia a capo del progetto ri-educativo, quindi il ritiro della nomina e il mantenimento in vita del progetto.

So bene che il ddl Roccella riguarda misure preventive e punitive per quanti compiono violenza sulle donne e non parla di progetti rieducativi. I suoi promotori sono stati il ministro della famiglia, Roccella appunto, il ministro degli interni Piantedosi e quello della giustizia Nordio. Valditara non c‘entrava. Però questo non vuol dire che tra il ddl Roccella e il progetto scolastico “Educare alle relazioni”, la nomina della Concia e il mantenimento del progetto dopo la marcia in dietro del ministro su questo punto non ci sia un legame.

Alla base del ddl Roccella c’è l’assunzione del paradigma ideologico del “femminicidio” che il governo e la maggioranza parlamentare hanno fatto proprio. L’ideologia del “femminicidio” è sbagliata e dannosa per i seguenti motivi: 1- si fonda su una versione deformata dei fatti, dato che gli omicidi di donne nell’ambito del rapporto di genere sono molto inferiori a quanto si pensa e si dice; 2 – intende accusare di queste violenze la famiglia naturale che è stata ampiamente attaccata anche tramite l’invenzione del “patriarcato” e il titolo stesso del ddl in questione parlava di “violenza domestica”, una espressione qualunquista passibile di essere generalizzata e di creare una diffusa visione della famiglia come “patogena”; 3 – si basa sulla contrapposizione uomo-donna e ritiene che il maschio sia colpevole in quanto maschio, applicando i principi della nuova recente ideologia woke ; 4 – questa visione semplicistica è stata animata e promossa sistematicamente dai media, sia pubblici che privati, quindi il governo si è fatto coinvolgere, o per omogeneità ideologica o per interesse a cavalcare l’emozione del momento per soddisfarla politicamente, in un quadro interpretativo preconfezionato; 5 – la stessa vicenda dell’omicidio di Giulia Cecchettin non è stata valutata correttamente nelle sue pieghe reali. Da qui la mia critica al ddl Roccella, che non riguardava le singole misure prese ma il quadro di riferimento di acritica assunzione di una ideologia dannosa.

Dati questi presupposti, era perfino logico che il ministro Valditara pensasse a rieducare le nuove generazioni contro il maschilismo, il patriarcato e la famiglia naturale “patogena” e a favore del femminismo, del rispetto delle diversità secondo l’ideologia del gender e dell’affettività in generale. Il progetto del ministero della pubblica istruzione si basa sul quadro ideologico fatto proprio dal ddl Roccella. Tra l’altro, così facendo, lo Stato affida a se stesso un compito che non gli spetta, entra a gamba tesa in un campo non suo, esso stesso stabilisce quale sia l’affettività giusta, la relazione amorosa rispettosa, la famiglia non patogena. Siamo ancora al Leviatano, cioè ad un totalitarismo democratico. Questo discorso coinvolge tutto il governo e la maggioranza che lo sostiene. I quattro ministri coinvolti non possono aver agito a titolo personale. Questo è l’altro motivo per cui il ddl Roccella e il progetto Valditara devono essere collegati insieme a denotare una grave carenza culturale del governo Meloni su aspetti di fondamentale importanza quali sono i giovani, la famiglia, la scuola, lo Stato.

In seguito il ministro Valditara ha nominato Anna Paola Concia, attivista LGBT, a dirigere il progetto di rieducazione dei giovani delle scuole superiori e, in prospettiva, a tutti i livelli della pubblica istruzione. Anche questo atto era perfettamente conseguente all’assunzione del paradigma ideologico del femminicidio, iniziata con il ddl Roccella. Ora sembra che Fratelli d’Italia e la Lega fingano di prendere le distanze, ma non ci sono dubbi che tutte queste vicende vanno attribuite non solo ai singoli ministri ma al governo e alla coalizione.

Ultimo capitolo del romanzo è stato il mantenimento in vita del progetto “Educare alle relazioni”, anche dopo il ritiro della nomina di chi avrebbe dovuto guidarlo. Con ciò non si può dire che tutto sia tornato a posto perché è il progetto stesso che va respinto. Oltre a non essere competenza dello Stato, oltre a prefigurare uno Stato che pretende di dettare regole in casa altrui e di plasmare dall’alto il “buon cittadino” secondo criteri politici, va tenuto presente che nuove Concia potrebbero intervenire in futuro e che, anche se così non fosse, dirigenti, insegnanti e psicologi ideologizzati (che nella scuola pubblica non sono pochi) senz’altro lo porterebbero avanti sulla linea ideologica del “femmicidio”.

Stefano Fontana





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