domenica 31 ottobre 2021

“Nessuno può essere allo stesso tempo un buon cattolico e un vero socialista”. Cristo Signore, universorum Rex, nella Liturgia e nella vita



domenica 31 ottobre 20

Per onorare la Festa di oggi secondo il Calendario Liturgico Vetus Ordo, oltre a richiamare i precedenti che possono aiutare l'approfondimento dei nuovi lettori, offro alla vostra attenzione, nella nostra traduzione da OnePeterFive, un articolo di Padre John Zuhlsdorf, il cui titolo riporta una frase di Pio XI: “Nessuno può essere allo stesso tempo un buon cattolico e un vero socialista”.

Nella sostanza l'autore ci offre un affresco su questa ricorrenza che chi è fedele alla Messa antica ancora celebra e difende dai tagli selvaggi dei novatori di ogni ordine e grado.
Richiamo la vostra attenzione sui link sotto riportati e, in particolare, sull'Inno Te sæculórum Príncipem, che troverete pubblicato con l'indicazione delle strofe inopinatamente soppresse (nel Mattutino e nelle Lodi) e quindi non più né pregate né meditate sui nuovi breviari... Tagli purtroppo rivelativi di quanto più volte sottolineato, che ci viene ricordato e dimostrato con alcuni esempi anche da padre Zuhlsdorf : "Si cambi il modo in cui noi cattolici preghiamo e, col tempo, anche la fede cattolica cambierà".21
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“Nessuno può essere allo stesso tempo un buon cattolico e un vero socialista”

Padre John Zuhlsdorf, 29 ottobre 2021 

Siamo nella prima metà del XX secolo. Le famiglie reali europee crollano una dopo l’altra. Il materialismo secolare e ateo è in ascesa. Sulla scia di quell’atroce carneficina che è stata la Prima Guerra Mondiale, Papa Pio XI osserva i segni di quanto vede verificarsi nel mondo e, nel 1922, pubblica la lettera enciclica Ubi arcano che guida il popolo dei fedeli alla “Pace di Cristo nel Regno di Cristo”. Nel 1925 crea la Festività di Cristo Re con la sua enciclica Quas primas, fissandone la data per l’ultima domenica del mese che i comunisti hanno adottato per esaltare la loro “rivoluzione permanente”: ottobre.
Per una diabolica coincidenza ironica, l’espressione “rivoluzione permanente” è stata utilizzata per la prima volta da Karl Marx nel 1844 in un’opera intitolata La sacra famiglia. Il diavolo rivela sempre quello che sta per fare.

Oltretutto, scegliendo l’ultima domenica d’ottobre, Pio XI posiziona la Festività di Cristo Re subito prima della Festività di Ognissanti e del mese di novembre, durante il quale e per mezzo della cui parte finale — in cui comincia l’Avvento — la nostra Madre Chiesa ci conduce a un’intensa riflessione liturgica sugli Ultimissimi: la morte, il giudizio, il paradiso e l’inferno. In altre parole, essa ci offre una stagione salutare per riorganizzare in modo appropriato le nostre priorità.


Papa Pio XI sottolinea che la Chiesa ha il dominio e l’autorità su tutte le cose create. Cristo è il Re dei re e Signore dei signori (Ap 19, 16). Per questo egli afferma che tanto gli individui come le varie società nel loro insieme sono obbligati a sottomettersi a Cristo in quanto loro Re.
Ciò vale anche per gli Stati-nazione.
Magari fosse stato ascoltato!


Se non regna Cristo, nei luoghi in cui Cristo è stato rifiutato, gli uomini si espongono al pericolo di diventare arnesi depersonalizzati a disposizione dei potenti nel carnaio dell’ateismo. Conoscerete sicuramente la famigerata e raccapricciante immagine utilizzata da Vladimir Ilyich Lenin (†1924) per esprimere la necessità che muoiano anche milioni di persone purché l’obiettivo socialista possa essere raggiunto: “Per fare una frittata bisogna prima rompere le uova!”. [1]


Come scrive Pio XI nella sua enciclica del 1931 Quadragesimo anno, “nessuno può essere allo stesso tempo un buon cattolico e un vero socialista”.
All’epoca, Pio XI non ricevette alcuna replica né da Pennsylvania Avenue [2] né dal podio della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.
Pio XI aggiunge:
Tutte queste verità pertanto, da Noi richiamate e confermate solennemente con la Nostra autorità, si debbono applicare del pari a una totale nuova forma o condotta del socialismo poco nota finora in verità, ma che al presente si va diffondendo tra molti gruppi di socialisti. Esso attende soprattutto a informare di sé gli animi e i costumi; particolarmente alletta sotto colore di amicizia la tenera infanzia per trascinarla, seco, ma abbraccia altresì la moltitudine degli uomini adulti; per formare infine “l’uomo socialistico”, sul quale vuole appoggiare l’umana società plasmata secondo le massime del socialismo.
Oggi siamo di nuovo testimoni della crescita di viticci di socialismo che si insinuano in ogni fessura possibile della nostra società sempre più in frantumi. Dopo decenni di propaganda nel mondo accademico, gli ideologi sono riusciti a forgiare un paio di generazioni che non sanno nulla di educazione civica e di storia. Essi hanno soffocato l’innata curiosità e la capacità di ragionare degli studenti. Per mezzo di un’inarrestabile programmazione sociale e delle punizioni inflitte ai tentativi di utilizzare la ragione in modo indipendente, hanno prodotto tanti piccoli pappagalli obbedienti che garriscono nella piazza pubblica.


A proposito di uova rotte, un meme che ho visto ieri riassume in modo efficace le conseguenze di questo programma di lavaggio del cervello finalizzato a indirizzare gli individui a sinistra e di istupidimento scolastico, che era stato preparato da tempo. Una giovane donna con un avatar vispo e sogghignante ha postato questo testo: “Pensate del socialismo come di un prodotto di pasticceria innovativo. Solo perché molti hanno fatto un casino nella loro cucina provando a cucinarlo, non significa che si possa andare in giro a dichiarare che ci si rifiuta di mangiare mai più il soufflé! Significa solo che bisogna sforzarsi di più!”.

Ciò ha provocato una risposta pungente e molto appropriata: la foto in bianco e nero di soldati in prossimità di rovine, in piedi su teschi e ossa, con la didascalia: “Oh, no! Ho bruciato di nuovo il soufflé!”.


Ahimè, come ci si può aspettare che i politici o l’elettorato delle nostre democrazie ascoltino la sostanza dell’esortazione di Pio XI, sapendo che nei decenni successivi ad essa i riformatori del rito liturgico della Chiesa hanno minato la chiarezza del Potere Regale di Cristo qui e ora, sulle istituzioni umane, a favore di un futuro instaurarsi di quel Regno dopo la Seconda Venuta?

Lex orandi — Lex credendi, suona la frase ben nota, che è fondamentale per farci comprendere la relazione reciproca tra il modo in cui preghiamo come Chiesa e quello in cui crediamo come individui che devono vivere e agire nella sfera pubblica secondo la vocazione di ciascuno.


Si cambi il modo in cui noi cattolici preghiamo e, col tempo, anche la fede cattolica cambierà. E lo faranno anche, inevitabilmente, le nostre vite. Adesso capite perché alcuni dei nostri pastori e dei loro lecchini, sui media cosiddetti cattolici — in barba a Pio XI —, affermano che “non è possibile essere un buon cattolico e non essere allo stesso tempo un vero socialista”?


Si cambi il modo in cui preghiamo e, col tempo, noi cattolici cominceremo a credere e ad agire nella sfera pubblica in modi che sarebbero stati irriconoscibili per i nostri antenati.
È per questo che il contenuto delle preghiere liturgiche è così importante.


Recentemente ho letto l’affermazione secondo la quale se solo noi “arricchissimo” il Novus Ordo con uno stile tradizionale di celebrazione, di paramenti, di utilizzare l’incenso, etc., ciò sarebbe sufficiente a soddisfare le necessità della Tradizione. Questo dimostra che tanto il desiderio di un numero sempre maggiore di fedeli di partecipare alla sacra liturgia tradizionale come le autentiche divergenze che esistono tra il Vetus Ordo e il Novus Ordo sono completamente fraintesi.

Non è solo questione di avere un chierichetto con la tonaca e la cotta o ragazze coi capelli raccolti a coda di cavallo e che indossano orecchini e tela di sacco. Non è solo questione di avere la Messa orientata ad orientem o versus populum (anche se questi sono elementi teologicamente importanti, non una mera materia di stile). Non si tratta solo della differenza tra l’organo a canne e il piano elettronico accompagnato da tamburi e chitarre stonate.


Il contenuto delle preghiere che cambia ogni giorno, nell’arco di un anno, è sorprendentemente differente nei due riti, il Vetus e il Novus.


Per fare un esempio significativo, si possono comparare le preghiere della colletta della Vetus Ordo con quelle della Novus Ordo per la Festività di Cristo Re. Dato che lo spazio e il tempo a nostra disposizione sono esigui, riporterò solamente le traduzioni estremamente letterali invece dell’originale latino e delle traduzioni ufficiali. Nella Vetus leggiamo:
Dio Onnipotente ed eterno, Che nel Tuo Figlio diletto, Re dell’intero universo, hai voluto ristabilire tutte le cose, concedici propizio che tutte le famiglie delle nazioni, separate dalla ferita del peccato, possano essere condotte sotto la Sua dolcissima sovranità.
Nazioni. Qui e ora. La Regalità di Cristo su tutte le istituzioni umane dev’essere riconosciuta.
Nella versione Novus Ordo, realizzata dagli esperti del Concilio, leggiamo:
Dio Onnipotente ed eterno, Che hai voluto rinnovare tutte le cose nel Tuo Figlio diletto, Re dell’Universo, concedici misericordiosamente che l’intera creazione, liberata dalla schiavitù, possa servire in modo solerte la Tua maestà e lodarTi grandemente, senza fine.
Non viene introdotto alcun dubbio sul fatto che Cristo sia il Re dell’universo. Il concetto di peccato non è esplicito, ma è implicato dal termine “schiavitù”. Il riferimento alle nazioni, alla sfera secolare, è sparito.


Decidete voi.

Se si procede alla comparazione dei testi paralleli, settimana dopo settimana, seguendo il ciclo dell’anno liturgico della Chiesa, si nota che quelli che cadono in giorni differenti dell’anno mostrano un cambiamento di contenuto.


Si cambi il modo in cui preghiamo e si cambierà ciò in cui crediamo. Si cambi queste due cose e si cambierà il modo in cui viviamo la nostra vita privata e pubblica.

Cosa possiamo fare? Come l’anziano tecnico delle luci di Sam Gamgee [3] soleva dire: “Il lavoro che richiede più tempo per essere completato è quello che non viene mai cominciato”. Dobbiamo affrontare la sfida con paziente perseveranza e con l’atteggiamento di chi costruisce una casa un mattone dopo l’altro.


Traendo ispirazione dall’ammonizione presente all’interno della preghiera dopo la Comunione nella liturgia Vetus Ordo per la Festività di Cristo Re (traduzione mia):
Ti supplichiamo, O Signore, nutriscici con questo nutrimento immortale, in modo che noi che ci gloriamo di combattere sotto il vessillo di Cristo Re possiamo regnare per sempre con Lui sul trono celeste.
Si noti l’immagine utilizzata, che ricorda in modo energico che siamo membri della Chiesa militante. C’è un nemico che lavora incessantemente per cercare di privare Cristo Re del trono dei nostri cuori. Ci combatte senza sosta. Dobbiamo resistere e combattere sotto il vessillo del Re, usando come armi tutti i doni salutari che il nostro Re ha elargito alla Chiesa.
E ora, la preghiera dopo la Comunione della liturgia Novus Ordo:
O Signore, ti supplichiamo affinché i Tuoi misteri sacramentali possano perfezionare in noi ciò che essi contengono, concedendoci di afferrare nella realtà delle cose quel che stiamo facendo ora per mezzo di gesti esteriori.
Decidete voi. Ecco una lista di elementi importanti per questa tradizionale domenica di Cristo Re.


In Quas primas Pio XI ha richiesto che in questa Festività si recitasse pubblicamente l’Atto di consacrazione del genere umano al Sacro Cuore di Gesù. Facendolo, si può ottenere l’indulgenza plenaria.


Sforzatevi di trovare una chiesa o una cappella dove la Festività verrà celebrata domenica prossima [ndr. oggi] e partecipatevi. Confessatevi. Ottenete l’indulgenza. Rendete salda la vostra fedeltà a Cristo, Re non solo dell’intimo dei cuori, ma di ogni strada, casa e nazione della Terra.

E dato che siamo tutti coinvolti in questa chiamata, potreste forse anche invitare qualcuno che non ha mai partecipato alla messa tradizionale in latino a venire con voi.


Mi viene in mente che alcuni di voi potrebbero non aver mai sentito parlare di questo Atto di consacrazione o non averlo mai letto.
Non lascerete quest’esistenza terrena prima di averlo letto almeno una volta!


Atto di consacrazione del genere umano al Sacro Cuore di Gesù

« O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, guarda a noi umilmente prostrati innanzi al tuo altare. Noi siamo tuoi, e tuoi vogliamo essere; e per vivere a te più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi, oggi spontaneamente si consacra al tuo sacratissimo Cuore.

« Molti, purtroppo, non ti conobbero mai; molti, disprezzando i tuoi comandamenti, ti ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbi misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attira al tuo sacratissimo Cuore.

« O Signore, sii il Re non solo dei fedeli, che non si allontanarono mai da te, ma anche di quei figli prodighi che ti abbandonarono; fa' che questi, quanto prima, ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Sii il Re di coloro, che vivono nell'inganno e nell'errore, o per discordia da te separati: richiamali al porto della verità e all'unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.

Sii il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non ricusare di trarli dalle tenebre alla luce e al regno di Dio.
« Largisci, o Signore, incolumità e libertà sicura alla tua Chiesa, concedi a tutti i popoli la tranquillità dell'ordine: fa' che da un capo all'altro della terra risuoni quest'unica voce: Sia lode a quel Cuore divino, da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli. Amen ».



Fonte
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[1] I “democraticissimi” agitatori culturali dei nostri tempi — fedeli alla loro prassi di attribuire al nemico le proprie malefatte (peraltro ideata da Joseph Goebbels) e sempre in preda a una tarantolata e schizofrenica caccia al fascista (immaginario) — attribuiscono falsamente la paternità di questa frase al gerarca nazista Hermann Goering, il quale — secondo alcuni testimoni, l’avrebbe pronunciata nel 1933 — anno della salita al potere (per mezzo di elezioni democratiche…) di Adolf Hitler —, nel momento in cui fu incaricato di “mettere ordine” tra le fila dei possibili oppositori. È attendibile che egli l’abbia pronunciata, ma non ne è certamente l’autore. [N.d.T.][2] L’indirizzo della Casa Bianca. [N.d.T.]
[3] Un personaggio della saga Il signore degli anelli. [N.d.T.]


[Traduzione per Chiesa e post-Concilio di Antonio Marcantonio]







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