Brevi note sulla festa dei Santi Gioacchino e Anna
di P. Mario Piatti icms,
direttore del mensile “Maria di Fatima”
In mezzo alla quotidiana selva di notizie, quasi mai rassicuranti, che la cronaca purtroppo ci elargisce generosamente e con scrupolosa dovizia di particolari, la liturgia sa ricondurci, con soprannaturale sapienza, alla verità più profonda dell’Uomo, aiutandoci a riflettere su ciò che realmente vale, al di là dei fatti e dei misfatti del giorno corrente.
Una ulteriore preziosa occasione ci è provvidenzialmente offerta dalla “memoria” dei Santi Gioacchino e Anna, genitori della Vergine Maria. Conosciamo, della loro vita, quanto ci hanno tramandato i Vangeli apocrifi, in particolare il Protovangelo di Giacomo (sec. II), che ci informa anche sui loro nomi, ormai entrati a pieno diritto nei nostri Calendari liturgici. Anzitutto, occorre segnalare il crescente interesse per quei testi della primitiva letteratura cristiana: pur non essendo “canonici” –anzi, a volte puramente fantasiosi- tuttavia forniscono notizie sempre degne di attenzione, trasmettendoci anche significative indicazioni, relative in special modo agli ultimi “dogmi mariani”, alla cui solenne promulgazione hanno –direttamente o indirettamente- contribuito.
La odierna Liturgia ci permette, inoltre, di riconsiderare la attualità e la consistenza –umana e spirituale- di personaggi che sembrano a volte sepolti nel passato, giudicati degni al massimo di qualche indagine filologica, destinata ai soli esperti: la santità, invece, è una parola sempre vera e contemporanea ad ogni epoca, capace di favorire ancora l’adesione del cuore e della volontà al Signore. È il valore inesauribile di una Tradizione, non soltanto affidata a codici e a pergamene, ma consegnata alla Chiesa –e a ciascuno di noi- di generazione in generazione, attraverso la vita concreta, le scelte, il sacrificio e la Fede di chi ci ha preceduti.
Nella devozione popolare Gioacchino e Anna sono stati accolti, con crescente affetto e con sincera “simpatia”, dal cuore dei fedeli, che hanno loro attribuito il “patronato” su un ampio ventaglio di iniziative e di attività umane. Sant’Anna, tra le tante altre prerogative, è stata in particolare associata alle madri di famiglia, alle mamme in attesa, alle partorienti, alle vedove, ed è invocata nel caso di parti difficili e contro la sterilità.
Il valore della maternità, dono infinito di amore e rinnovata conferma della fedeltà di Dio ai suoi impegni con l’Uomo, non può mai rappresentare una minaccia, quasi un ostacolo posto alla nostra libertà, ai nostri progetti e alle nostre aspettative; né, d’altra parte, può ritenersi una legittima pretesa, da ottenere a qualunque costo e a qualunque prezzo, addirittura sacrificando tante altre vite umane, come accade invece con la fecondazione artificiale, omologa o eterologa che sia.
La venerazione verso Sant’Anna –congiunta allo sposo Gioacchino- ci conduce inevitabilmente a rimettere al centro il miracolo della Vita, originata dall’Amore eterno di Dio e affidata alla custodia premurosa del nostro cuore. A Sant’Anna, da secoli, ricorrono appunto le madri “in attesa”, le coppie che chiedono la grazia di un figlio, le mamme avanzate in età, ma ancora preoccupate per il bene e per la salute –fisica e spirituale- dei loro figli.
Uno degli antidoti più efficaci, contro la devastante e distruttiva mentalità del nostro tempo, è indubbiamente la conoscenza. Chi conosce, ama, perché intuisce e rispetta la bellezza e la indicibile preziosità celata dietro la visibilità delle cose; chi conosce, libero da pregiudizi, sa interrogarsi sulle segrete dinamiche nascoste nel mistero della realtà che ci circonda e, in particolare, sul miracolo stesso della Vita. Fin dai primi istanti, la nuova creatura intesse un complesso e articolato colloquio vitale con la madre: i primi giorni, successivi alla fecondazione, sono in questo senso determinanti per lo sviluppo, equilibrato e corretto, del figlio: questo lo riconosce e lo insegna la Scienza, quando non è inquinata dai tanti preconcetti ideologici, che offuscano e ottenebrano l’intelligenza.
In questo iniziale dialogo, serrato e dolcissimo, tra la madre e il figlio, che vive nel seno materno il suo primo decisivo ingresso nel mondo, è posta in luce tutta la forza e la fragranza di quell’originario affidamento, che implica il bene di due persone, legandole nel sacro vincolo dell’Amore.
Nella mai sufficientemente meditata Mulieris Dignitatem (n. 30) il beato Giovanni Paolo II scriveva: “La forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale l’uomo, l’essere umano. Naturalmente, Dio affida ogni uomo a tutti e a ciascuno. Tuttavia, questo affidamento riguarda in modo speciale la donna - proprio a motivo della sua femminilità – ed esso decide in particolare della sua vocazione”.
Sant’Anna ha chiesto, con il suo sposo, la grazia di essere madre: Dio l’ha concessa, al di là di ogni suo desiderio, affidandole addirittura l’Immacolata, la Theotokos, e disponendo la loro famiglia ad accogliere suo Figlio, l’eterno Verbo, la Sapienza increata.
Proteggano ancora, i santi genitori della Vergine, le madri in attesa e le aiutino nella loro insostituibile vocazione; benedicano le coppie sterili, perché ritrovino nella volontà di Dio non solo conforto e rassegnazione, ma anche una ragione positiva della loro condizione, mai di inferiorità, ma di autentica ed efficace missione, nella Chiesa e nel mondo.
Affidiamo a Gioacchino e Anna anche le mamme che hanno sbagliato, non accogliendo -forse per paura, per ignoranza o per puro e semplice egoismo- il dono che stava fiorendo nel loro grembo. Solo Dio conosce e giudica i cuori: a noi spetta il compito di servire sempre la Verità e di intercedere -pur con i nostri limiti e con le nostre fragilità- per chi ha peccato, anche gravemente, sostenendo i nostri fratelli con la preghiera, con l’esempio e con la carità.
fonte Zenit.org
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