domenica 29 gennaio 2023

Il latino continua a vivere anche dopo aver smesso di essere una lingua parlata. Aspetti da non dimenticare




28 gennaio 2023

È fuori moda, sarebbe oggetto degli strali più aspri della cancel culture, è oggi guardato (spesso perfino nel mondo accademico) con una certa insofferenza, ma quel che scrisse sulla «persistenza del latino scritto» un maestro indiscusso di comparatistica e storia delle lingue come Antoine Meillet resta illuminante e, almeno nelle sue linee essenziali, ancora valido ed attuale.



Stralci nella traduzione italiana:


«Il latino scritto [...] ha salvaguardato la tradizione della civiltà antica, con la quale non c’è mai stata rottura nell’Impero romano: l’Occidente ha conservato ciò che ha potuto della letteratura latina, così come Bisanzio ha conservato parte della letteratura greca.


[...] D’altra parte, il latino scritto era la lingua del cristianesimo in Occidente.[...] Tra la lingua più classica e quella della Vulgata o dei Padri della Chiesa ci sono solo differenze di dettaglio [...]. Rimase sempre un solo latino scritto, che era l'unica lingua della Chiesa romana, l'unica lingua della cultura intellettuale sopravvissuta in Occidente. Malgrado la diversità delle dominazioni barbariche, questa unità non è stata mai inficiata; e, anche quando in un territorio non si parlava una lingua romanza, il latino è stato la lingua della civiltà e della Chiesa - inseparabili l'una dall'altra [...].


Il re franco Carlo Magno si fece incoronare imperatore romano, protesse la Chiesa romana e fu sostenuto da essa; nel diffondere il cristianesimo propagò l’uso del latino scritto nell’Europa centrale. [...] L’impero di Carlo Magno non mantenne l’unità che il suo fondatore gli aveva dato. [...] Ma, soprattutto nelle regioni di lingua tedesca e slava occidentale e in Italia, in certa misura il senso di unità dell’impero perdurò e andava ad aggiungersi all’unità reale e indiscussa – anche quando il papato fu temporaneamente diviso – della Chiesa.


[...] Per quanto il potere politico fosse diviso e sgretolato, in Occidente restava integra nondimeno l'unità culturale. Fino alle soglie dell’età moderna, non si pensò se non in latino. [...] Tale unità era così forte e profondamente radicata che la sua azione si manifesta ancora oggi con forza. Anche se la Riforma ha rotto l’unità della Chiesa e ha staccato da essa gran parte dei territori di lingua tedesca [...], tuttavia il cattolicesimo romano è ancora oggi l'unica religione che merita il nome di cattolica, cioè universale. [...] È imitando l’articolazione delle frasi latine che i prosatori europei hanno imparato l’arte della scrittura. L’Europa e l’America potranno anche dimenticare l'unità originaria della loro cultura – e lo farebbero a proprio discapito – ma le loro lingue di civilizzazione, attraverso la loro unità (rivendicata o dissimulata che sia), continueranno sempre a testimoniare che, dietro le diversità di cui tanto ci si vanta e di cui di esagera il valore, rimangono - a volte poco visibili, spesso dimenticati ma sempre attivi - gli enormi benefici dell'unità romana».

ù(Da A. Meillet, Esquisse d'une histoire de la langue latine, Hachette, Parigi 1931, pp. 279-284)





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