di Padre Stefano Manelli
«Il tempo è la moneta che Dio ci dona per realizzare, sulla terra, il suo disegno d’amore che è quello di averci tutti in Paradiso per un’eternità beata. Ma questa moneta da spendere sta nelle nostre mani, sta nelle mani di ogni uomo e ognuno deve spenderla liberamente per questo scopo, senza sciuparla mai. Se è vero, infatti, che noi renderemo conto, al Giudizio di Dio, di ogni parola oziosa detta (cf Mt 12,36), è altrettanto vero che renderemo conto anche di ogni minuto di tempo sciupato».
«Noi siamo chiamati ad operare la nostra salvezza nel tempo di vita che Dio ci dona. A ciascuno viene segnata da Dio la misura del tempo per salvarsi e per meritare il Paradiso. Non c’è nessuno che non possa salvarsi, se usa bene il tempo che gli viene dato. Ma se usa male il suo tempo gli toccherà la perdizione, perché non avrà nessun’altra possibilità di salvarsi fuori del tempo stabilito da Dio per lui. L’uso del tempo è così importante, quindi, che da esso dipenderà l’eternità di gioia o di dolore, di amore o di odio che avremo voluto scegliere. Per questo sant’Alfonso M. de’ Liguori arrivò a fare il “voto” di non perdere mai una briciola di tempo (…). Il tempo, in certo senso, è l’ATRIO del Paradiso o dell’Inferno. Tocca a me attraversare questo “atrio”, dirigermi verso la porta del Paradiso o verso la porta dell’Inferno. Tocca soltanto a me la scelta. Nessuno può sostituirmi in questa scelta: proprio nessuno!».
«Non valga assolutamente per noi il programma insensato che si trova scritto in un’Enciclopedia della vita pratica di diversi anni fa, secondo cui "un uomo che viva 70 anni, occupa così il suo tempo: 3 anni all’istruzione, 8 anni alle distrazioni, 3 anni alla toeletta, 6 anni ai pasti, 5 anni al camminare, 3 anni alla conversazione, 1 anno al servizio militare, 11 anni al lavoro, 6 anni alla lettura, 24 anni al sonno". Per la vita spirituale, per la preghiera, per l’anima, per Iddio, nulla... secondo questa enciclopedia! Che razza di vita umana è mai questa... Se la nostra vita deve essere chiusa al futuro, siamo davvero come gli animali... Quale senso avrebbe il nostro vivere umano, se tutto finisse con la morte come per gli animali? (...). Salute, lavoro, studio, professione, prestigio, ricchezze, divertimenti: se tutte queste cose mi compromettono la salvezza eterna dell’anima, sono follie imperdonabili, sono soltanto interessi da vero insensato. Rovinata e perduta la propria anima, infatti: "Cosa – ammonisce Gesù – un uomo potrà dare in cambio della propria vita?" (Mt 16, 26). Eppure, non si è forse in tanti a vivere così, da veri insensati?»
«Ah! Come vorremmo, soprattutto sul letto di morte, aver utilizzato bene tutto il tempo che ci era stato concesso o, almeno, come vorremmo avere ancora dell'altro tempo a nostra disposizione da poter davvero adoperare bene!... Ma, ormai, quel che è fatto è fatto per sempre: “Tempus non erit amplius” (Non ci sarà più tempo) (Ap 10,6) e: “Nessuno può più operare” (Gv 9,4). Decidiamoci, dunque, ad usare santamente il tempo che ci rimane. Basta con le indolenze, le pigrizie, gli sprechi di tempo prezioso per cose vane, superflue al corpo e dannose all’anima»
«Debbo SALVARE IL MIO TEMPO da vanità e cupidigie che sfigurano la mia anima; debbo dedicarmi, invece, alle opere di carità e di misericordia, utilizzando il tempo libero per dare il mio aiuto in famiglia, in qualche comunità di vera fede, tra i più poveri e bisognosi. Inoltre, posso e debbo pregare ogni giorno di più, senza sciupare neppure i momenti di tempo per una breve sosta o per un breve tratto di cammino, come faceva san Pio da Pietrelcina che non attraversava un corridoio del convento senza avere la mano che stringeva la corona del Rosario sotto la pettorina o come facevano tanti santi che camminavano per le strade moltiplicando le pie giaculatorie come continui atti di amore e di supplica per la salvezza dei peccatori e specialmente dei moribondi»
* * *
Sentenze significative
«Usa del mondo senza lasciarti accalappiare dal mondo (…). Adopera la ricchezza come il viaggiatore fa dell’albergo, della mensa, del bicchiere, dell’orciolo, del letto, pensando di doverli lasciare, non di dover restare sempre là. Usa del mondo come se non ne usassi; persuaditi che sei per strada. Puoi ristorarti: essendo viandante ti ristori e tiri innanzi; non porti via con te ciò che trovi nell’albergo (…). Nudo sei venuto al mondo e nudo tornerai in seno alla terra» (Sant’Agostino).
«Perché rimetti a domani quel che puoi fare oggi? Il tempo trascorso non è più tuo; l’avvenire non sta a tua disposizione, non hai che il presente per fare il bene» (Sant’Alfonso de’Liguori).
«Il tempo è la moneta che Dio ci dona per realizzare, sulla terra, il suo disegno d’amore che è quello di averci tutti in Paradiso per un’eternità beata. Ma questa moneta da spendere sta nelle nostre mani, sta nelle mani di ogni uomo e ognuno deve spenderla liberamente per questo scopo, senza sciuparla mai. Se è vero, infatti, che noi renderemo conto, al Giudizio di Dio, di ogni parola oziosa detta (cf Mt 12,36), è altrettanto vero che renderemo conto anche di ogni minuto di tempo sciupato».
«Noi siamo chiamati ad operare la nostra salvezza nel tempo di vita che Dio ci dona. A ciascuno viene segnata da Dio la misura del tempo per salvarsi e per meritare il Paradiso. Non c’è nessuno che non possa salvarsi, se usa bene il tempo che gli viene dato. Ma se usa male il suo tempo gli toccherà la perdizione, perché non avrà nessun’altra possibilità di salvarsi fuori del tempo stabilito da Dio per lui. L’uso del tempo è così importante, quindi, che da esso dipenderà l’eternità di gioia o di dolore, di amore o di odio che avremo voluto scegliere. Per questo sant’Alfonso M. de’ Liguori arrivò a fare il “voto” di non perdere mai una briciola di tempo (…). Il tempo, in certo senso, è l’ATRIO del Paradiso o dell’Inferno. Tocca a me attraversare questo “atrio”, dirigermi verso la porta del Paradiso o verso la porta dell’Inferno. Tocca soltanto a me la scelta. Nessuno può sostituirmi in questa scelta: proprio nessuno!».
«Non valga assolutamente per noi il programma insensato che si trova scritto in un’Enciclopedia della vita pratica di diversi anni fa, secondo cui "un uomo che viva 70 anni, occupa così il suo tempo: 3 anni all’istruzione, 8 anni alle distrazioni, 3 anni alla toeletta, 6 anni ai pasti, 5 anni al camminare, 3 anni alla conversazione, 1 anno al servizio militare, 11 anni al lavoro, 6 anni alla lettura, 24 anni al sonno". Per la vita spirituale, per la preghiera, per l’anima, per Iddio, nulla... secondo questa enciclopedia! Che razza di vita umana è mai questa... Se la nostra vita deve essere chiusa al futuro, siamo davvero come gli animali... Quale senso avrebbe il nostro vivere umano, se tutto finisse con la morte come per gli animali? (...). Salute, lavoro, studio, professione, prestigio, ricchezze, divertimenti: se tutte queste cose mi compromettono la salvezza eterna dell’anima, sono follie imperdonabili, sono soltanto interessi da vero insensato. Rovinata e perduta la propria anima, infatti: "Cosa – ammonisce Gesù – un uomo potrà dare in cambio della propria vita?" (Mt 16, 26). Eppure, non si è forse in tanti a vivere così, da veri insensati?»
«Ah! Come vorremmo, soprattutto sul letto di morte, aver utilizzato bene tutto il tempo che ci era stato concesso o, almeno, come vorremmo avere ancora dell'altro tempo a nostra disposizione da poter davvero adoperare bene!... Ma, ormai, quel che è fatto è fatto per sempre: “Tempus non erit amplius” (Non ci sarà più tempo) (Ap 10,6) e: “Nessuno può più operare” (Gv 9,4). Decidiamoci, dunque, ad usare santamente il tempo che ci rimane. Basta con le indolenze, le pigrizie, gli sprechi di tempo prezioso per cose vane, superflue al corpo e dannose all’anima»
«Debbo SALVARE IL MIO TEMPO da vanità e cupidigie che sfigurano la mia anima; debbo dedicarmi, invece, alle opere di carità e di misericordia, utilizzando il tempo libero per dare il mio aiuto in famiglia, in qualche comunità di vera fede, tra i più poveri e bisognosi. Inoltre, posso e debbo pregare ogni giorno di più, senza sciupare neppure i momenti di tempo per una breve sosta o per un breve tratto di cammino, come faceva san Pio da Pietrelcina che non attraversava un corridoio del convento senza avere la mano che stringeva la corona del Rosario sotto la pettorina o come facevano tanti santi che camminavano per le strade moltiplicando le pie giaculatorie come continui atti di amore e di supplica per la salvezza dei peccatori e specialmente dei moribondi»
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Sentenze significative
«Usa del mondo senza lasciarti accalappiare dal mondo (…). Adopera la ricchezza come il viaggiatore fa dell’albergo, della mensa, del bicchiere, dell’orciolo, del letto, pensando di doverli lasciare, non di dover restare sempre là. Usa del mondo come se non ne usassi; persuaditi che sei per strada. Puoi ristorarti: essendo viandante ti ristori e tiri innanzi; non porti via con te ciò che trovi nell’albergo (…). Nudo sei venuto al mondo e nudo tornerai in seno alla terra» (Sant’Agostino).
«Perché rimetti a domani quel che puoi fare oggi? Il tempo trascorso non è più tuo; l’avvenire non sta a tua disposizione, non hai che il presente per fare il bene» (Sant’Alfonso de’Liguori).
Fioretti ed esempi di vita
Un giorno a San Giovanni Rotondo, nel convento di san Pio da Pietrelcina accadde che, mentre padre Pio passava tra due file di uomini che lo pressavano da ogni lato un giovane poliomelitico, non riuscendo ad avvicinarsi a padre Pio, gli gridò: «Padre, mi dia un consiglio, che cosa debbo fare?». Il Padre, passando, lo guardò e gli disse: «Salvarti l’anima!».
San Giuseppe Moscati non fu un prete o un monaco ma un medico di Napoli, un laico impegnato dunque... Eppure, quale uso saggio e santo del tempo seppe fare durante la sua vita! Questo santo medico, infatti, iniziava la sua giornata alle 5.00 del mattino, facendo due ore di preghiera (meditazione, Santa Messa e Comunione, Ringraziamento, seguite dalla visite gratuite ai poveri dei vicoli di Napoli). Continuava poi la giornata con l’insegnamento all’università di Napoli e con le visite mediche che prolungava fino al tramonto, chiudendo infine la giornata con la Visita al Santissimo Sacramento e la recita del santo Rosario.
San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, era molto attento a NON SCIUPARE IL TEMPO durante il giorno perché voleva che al Giudizio di Dio i suoi giorni fossero tutti “dies pleni”, giorni pieni di preghiera, sacrificio e carità. Per questo spesso egli ripeteva a se stesso: «Nunc cœpi (Ora incomincio)» e non dava mai segni di stanchezza, mostrandosi sempre sollecito in ogni cosa; se qualcuno lo esortava a riposarsi un po’, egli rispondeva: «Ma se incomincio ora!». E quando talvolta gli impegni pastorali gli facevano oltrepassare l’ora del pranzo, arrivava a dire allegramente: «L’ora del pranzo è passata e non ritorna più; quindi non si mangia più».
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FRASARIO IN SEI PARTI (CON CENTINAIA DI AFORISMI)
Florilegio – aforismi vari, una raccolta per resistere nella fede
Raccolta di perle di sapienza e ricca soprattutto di aforismi tratti dagli insegnamenti immortali dei Santi. Questa raccolta risponde allo scopo di offrire un "vademecum di vera razionalità e spiritualità", fatto di schegge di luce che toccano un po' tutti i temi più importanti.
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PS: invito tutti ad iscriversi al canale telegram di Tempi di Maria nato per poter continuare a condurre con maggior libertà la buona battaglia della diffusione della verità, anche riguardo a quei temi oggi più osteggiati e censurati: Tempi di Maria