sabato 4 gennaio 2025

Le classi dirigenti negano la realtà del terrorismo jihadista



A Magdeburgo così come a New Orleans le classi dirigenti hanno un'unica preoccupazione: negare la matrice islamica jihadista del terrorismo. Ci sono almeno tre tipi di ragioni per cui lo fanno: ideologiche, politiche e partitiche. Ma l'effetto è solo la crescita di forze d'opposizione sempre più radicali.



Eugenio Capozzi, 04-01-2025

Ormai è uno schema fisso, un luogo comune, quasi un genere letterario. Davanti ai continui, sempre più frequenti e minacciosi, episodi di aggressioni violente e attentati motivati dall'integralismo islamico nei paesi occidentali, i media mainstream e gran parte della classe politica rispondono all'unisono sempre nello stesso modo: tentando di rimuovere, negare, mascherare il fatto evidente, piuttosto che affrontarlo in tutta la sua gravità.

In questi giorni abbiamo visto ancora questa dinamica all'opera ripetutamente, davanti al tragico attentato di Magdeburgo, poi davanti a quello di Capodanno a New Orleans (entrambi di ovvia matrice integralista islamica), e davanti ai continui assalti di "lupi solitari" (ma chiaramente accomunati da simili origini e moventi) con il coltello contro passanti ignari, come quelli avvenuti a Capodanno a Berlino e a Rimini.

Le modalità con cui avviene questa operazione di rimozione le conosciamo bene. Se un attentatore si getta con un'auto contro un mercatino di Natale o una strada piena di turisti i media producono titoli che recitano più o meno "Auto sulla folla", come se si trattasse di veicoli impazziti senza pilota, e non dell'atto intenzionale perpetrato da una persona.

Poi, quando non si può più negare che la strage sia volontaria, comincia sempre la stessa messa in scena, in 4 fasi: 1) si nascondono il più possibile il nome e la foto dell'assassino; 2) si premette subito che non è detto si tratti di un atto terroristico, e le forze dell'ordine stanno ancora indagando; 3) ci si affretta a comunicare che l'assassino ha la cittadinanza del paese in cui l'attentato è avvenuto, o di altra nazione occidentale, anche quando il nome e le fattezze indicano inequivocabilmente l'origine da un paese islamico; 4) si afferma con sicurezza che il responsabile "aveva problemi psichiatrici". Sono modalità che vengono riprese, in forma difensiva, da rappresentanti dei governi ed esponenti politici anche quando qualcuno evidenzia la gravità e la consistenza della minaccia rappresentata da atti del genere per la convivenza civile e la sicurezza.

Siamo di fronte ad un sistematico, colossale, corale sforzo per negare l'evidenza, per impedire che il tema della minaccia terroristica islamista costantemente incombente sulle nostre società venga percepito come tale dalla popolazione, e trattato come questione prioritaria. Un'operazione non ispirata, salvo casi particolare, da semplici convinzioni personali, bensì da una ben precisa posizione politica, che si traduce in "ispirazione" per i media legati, nella loro grande maggioranza, al "politicalcorrettismo" progressista.

Quello sforzo risponde alla sovrapposizione di tre moventi fondamentali.

Il primo è di natura prettamente ideologica: la convinzione, in base alla dottrina multiculturalista, che l'immigrazione nei paesi occidentali sia un fenomeno positivo in quanto tale, perché produce dialogo e rispetto reciproco; che l'accoglienza sempre e comunque dei migranti sia un dovere morale dei popoli dell'Occidente industrializzato in "risarcimento" a quelli ex colonizzati e in via di sviluppo; che l'"integrazione" degli immigrati nei paesi ospitanti sia un fenomeno naturale e ovvio; che, se essa non avviene, la colpa vada addebitata alla chiusura, al razzismo, all'intolleranza degli autoctoni.

Si tratta di petizioni di principio astratte, para-religiose, fondate su una spinta all'autoflagellazione e sulla convinzione che l'Occidente nel suo complesso debba "espiare" i suoi peccati. Esse scontano la persistente, quasi totale incapacità, da parte di una porzione consistente delle classi dirigenti occidentali, di comprendere che – come ha insegnato Samuel Huntington – le civiltà possono coesistere, ma non possono fondersi. Che, in particolare, la convivenza nello stesso territorio e sotto le stesse istituzioni tra le due civiltà nate dalle più grandi religioni monoteistiche non potrà mai produrre una "integrazione" piena, sul piano dei principi, degli appartenenti a comunità islamiche ospiti, tanto più quanto più esse sono numerose e percentualmente incidenti sulla popolazione. E che, a maggior ragione nel contesto di una persistente faglia conflittuale geopolitica tra le due come quella esistente tra Mediterraneo orientale, Maghreb e Medio Oriente, l'accoglienza sostanzialmente indiscriminata di immigrati da paesi islamici si traduce non in una diminuzione, ma in un aumento delle contrapposizioni tra esse.

Se si smettesse di essere ammaliati dalle sirene ideologiche multiculturaliste, si dovrebbe convenire razionalmente che un cambio radicale di linea sull'immigrazione è urgente in tutte le democrazie liberali europee e americane; che occorre limitare numericamente al massimo l'accoglienza, e selezionare severamente gli immigrati accettando solo quelli che, per istruzione e cultura, siano più assimilabili su un piano individuale.

Il secondo movente è più strettamente legato a un'idea di opportunità politica pratica. Le classi dirigenti occidentali tendono a minimizzare al massimo la percezione degli attacchi jihadisti perpetrati da immigrati perché, se pure fossero convinti della necessità del cambio di direzione di cui sopra, ritengono di non avere la forza per metterlo in atto senza provocare conflitti laceranti nelle loro società. Ma si tratta di un calcolo miope, di brevissimo respiro. Come recita il detto popolare, il medico pietoso fa la piaga purulenta. E ogni giorno, mese o anno di ritardo nell'affrontare una situazione sempre più drammatica e minacciosa produrrà, prima o poi (più prima che poi), effetti molto più rovinosi di quelli che si temono oggi.

Infine, il terzo movente è più direttamente legato a calcoli di politica interna e di partito. Si cerca di negare il problema del terrorismo islamista e dello "scontro di civiltà" interno ai confini degli stati occidentali per non aumentare il consenso a partiti e movimenti di destra conservatrice e sovranista, che della lotta all'immigrazione fanno uno dei loro cavalli di battaglia principali. Ma anche questo calcolo si rivela chiaramente un boomerang. Le destre sovraniste sono cresciute nei consensi nelle democrazie occidentali ovunque innanzitutto perché hanno intercettato la rabbia e la frustrazione dei cittadini davanti alla rimozione della questione da parte delle altre forze politiche. E, più si continua a cercare di "nascondere la spazzatura sotto il tappeto", più aumentano gli elettori che, per sfondare il muro dell'indifferenza e della manipolazione, passano dalla loro parte.

Anzi, quel nascondimento gonfia le vele delle forze più radicali ed estreme. E, a quel punto, la demonizzazione di esse non serve a nulla: al contrario, aumenta ulteriormente l'esasperazione dei cittadini che si sentono traditi. La realtà presenta sempre il conto, e più si tarda a pagare più il conto diventa salato.









La tribù del buon selvaggio, il wokismo e l'evangelizzazione



La notizia della scoperta di una tribù di indigeni in Amazzonia che non ha mai avuto contatti con la civiltà, spinge a riflettere sulle modalità di incontro e sulla necessità di evangelizzazione. E qualche cattolico zelante già viene preso dal mito del buon selvaggio in salsa woke.


Il caso

Editoriali


Benedetto Rocchi,  04-01-2025

Come avrebbe commentato don Giussani, al cui pensiero si ispira il quotidiano online Il Sussidiario, l’articolo firmato da Riccardo Prando il 26 dicembre 2024? Nel giorno in cui viene ricordato il primo uomo che si è fatto uccidere per testimoniare la sua fede in Gesù Cristo abbiamo appreso che in Amazzonia sarebbe stata localizzata una tribù «mai contattata dall’uomo bianco, di cui … ignora l’esistenza». Secondo l’autore del pezzo questo sarebbe un bene «dopo le carneficine dei secoli passati e le stragi causate dai contagi per le malattie». Per cui si sarebbe deciso di «documentare l’esistenza di questa popolazione non attraverso un contatto fisico diretto, ma per mezzo di alcune telecamere comandate a distanza». Per Riccardo Prando questo è un «regalo di portata straordinaria» perchè «ci mette di fronte all’ultima possibilità di osservare da vicino [sic! con la telecamera…] … come eravamo e, tanto nel bene quanto nel male, come ci siamo trasformati».

Fin qui siamo nel puro e semplice “wokismo” che oggi va per la maggiore, dove uno dei più triti stereotipi della modernità, la leggenda del “buon selvaggio” inventata da Rousseau che proietta nell’immaginario collettivo un uomo primitivo saggio e felice in un mitico stato di natura, si riversa paradossalmente proprio in quel paternalismo caratteristico dell’“uomo bianco” che si vorrebbe stigmatizzare. Il popolo «totalmente dipendente dalla natura, armato di archi e frecce, organizzato in piccole e piccolissime comunità dedite alla caccia, alla pesca, alla raccolta dei piccoli frutti, ignaro dell’agricoltura e della scrittura», viene osservato dai suoi simili, che dispongono dei moderni mezzi di cura dalle malattie, vivono senza temere la fame, dedicano tempo ad attività materiali e intellettuali svolte per puro diletto, inclusa la visione di popoli “primitivi” sugli schermi dei televisori nei loro comodi salotti. Un grande “Truman show” per la gioia degli antropologi che ci fa sentire tutti più buoni (e più evoluti) osservando un «frammento del mondo naturale», per usare ancora il lirico linguaggio di Riccardo Prando.

Temo però che il commento di don Giussani si sarebbe rivolto soprattutto alla chiusura teologica del pezzo. L’autore deduce un insegnamento dal fatto che la notizia sia arrivata poche ora prima di Natale: «… forse è un segno: Gesù è nato anche per loro ma lasciamo che sia solo Lui a saperlo. Troverà il modo per far arrivare la sua salvezza anche in mezzo alla foresta». Visto che Prando ce ne dà notizia ormai è impossibile lasciare che solo Gesù sappia della tribù amazzonica. Ma anche trascurando questa incongruenza quella proposta è una ben strana teologia. Gesù si è fatto carne per incontrarci nella nostra umanità, perchè potessimo vivere nella luce della sua presenza, che si prolunga nei gesti di salvezza compiuti dalla Chiesa che è il suo corpo mistico, ma noi cristiani “bianchi” non dobbiamo portare a questi nostri fratelli il lieto annuncio dell’angelo: dobbiamo in tutti i modi preservarli dall’incontro personale con Colui che salva, che risana quanto nella nostra natura è stato ferito dal peccato. Viene da chiedersi se, prima di salire al cielo, Gesù nell’assegnare ai suoi amici (con cui si era degnato, lui sì, di entrare in contatto fisico diretto, stando insieme, parlando, mangiando, condividendo) la missione “fino agli estremi confini della terra”, non abbia per caso aggiunto una qualche postilla, non riportata dai Vangeli, per escludere i «popoli preistorici».

Lascio la risposta agli esegeti. Io spero solo che qualche coraggioso missionario stia già preparando lo zaino e si appresti a raggiungere i nostri fratelli amazzonici per portare loro la Buona Notizia.





venerdì 3 gennaio 2025

Avvenire continua a demolire: tocca alla Sacra Famiglia



Un'intervista di Avvenire a Segoloni Ruta, docente all'Istituto Giovanni Paolo II ripesca i soliti luoghi comuni sulla verginità di Maria. Già smentiti e condannati dal Magistero millenario.


Teologia grossolana

Editoriali 


Luisella Scrosati, 03-01-2025

«Ad un certo punto c’è stato uno scollamento tra quanto raccontano i Vangeli e l’operazione che ha portato a trasformarla [la sacra Famiglia] in una sorta di quadretto devozionale, un santino che non rende giustizia ai protagonisti di questa storia. Quello che è certo è che i Vangeli non avevano alcuna intenzione di idealizzare la famiglia di Nazareth e di indicarcela come modello di riferimento, almeno nel modo in cui l’abbiamo a lungo intesa».

Non è chiaro cosa Simona Segoloni Ruta, docente invitato presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, intenda con l’espressione «quadretto devozionale» riferito alla Sacra Famiglia, nella recente intervista concessa al quotidiano Avvenire. E la docente si guarda bene dal precisarlo, dal momento che il riferimento peggiorativo ha il solo scopo di mettere in luce, creando l’effetto di un chiaro-scuro, la sua versione della Sacra Famiglia sovversiva dello schema del patriarcato: «Una coppia di sovversivi per amore». E alla fine si comprende che nello scantinato del “quadretto devozionale” finiscono tutti quei tratti della famiglia di Nazareth che si considerano non più adatti al nostro tempo. Un’operazione, al netto delle intenzioni, del tutto ideologica.

E va da sé che alle incalzanti non meno che morbose domande di Luciano Moia sulla vita sessuale di Maria e Giuseppe, Segoloni Ruta non poteva che avanzare una lettura dei Vangeli del tutto avulsa dall’interpretazione che la Chiesa ha sempre offerto e che qualsiasi cattolico che conosca le basi del catechismo ha ben presenti: «I Vangeli non sono interessati alla vita sessuale di Maria e di Giuseppe e quindi non ci dicono nulla al riguardo. Possiamo concludere quindi che questo non sia un elemento essenziale per la nostra salvezza? Sì, infatti la Dei Verbum 12 ci dice che nella Scrittura noi troviamo quella verità che è per la nostra salvezza. I padri conciliari si riferiscono a come dobbiamo leggere la Bibbia, a quale verità dobbiamo cercare, ma vale anche per discernere l’importanza degli elementi di fede che troviamo nella tradizione. I Vangeli non sono interessati alla vita sessuale di Maria e di Giuseppe. Io mi limiterei a constatare questo».

Che ne è dunque del dogma della verginità perpetua di Maria Santissima? Secondo la teologa, la verginità di Maria altro non sarebbe che la sua condizione nel momento dell’Annunciazione, ossia quella di giovane donna sposata giuridicamente a Giuseppe, ma non ancora entrata nella sua casa: «Maria non ha ancora “conosciuto uomo”, cioè secondo la logica, pur distorta, del patriarcato, non è ancora posseduta da nessuno, e quindi può disporre di se stessa in modo autonomo». Niente più dunque di una ragazza giunta vergine al matrimonio, ma della quale poi non si sa più nulla…

Nell’enciclica Redemptoris Mater, San Giovanni Paolo II confermava quanto la Chiesa sia in Oriente che in Occidente custodiva e trasmetteva sulla verginità della Madonna ante partum, in partu e post partum, insegnamento che trova un punto fermo nell’anatema del Concilio Lateranense del 649: «Se qualcuno non confessa secondo i santi Padri che la santa e sempre vergine e immacolata Maria sia in senso proprio e secondo verità Madre di Dio, in quanto propriamente e veramente alla fine dei secoli ha concepito dallo Spirito Santo senza seme e partorito senza corruzione, permanendo anche dopo il parto la sua indissolubile verginità, lo stesso Dio Verbo, nato dal Padre prima di tutti i secoli, sia scomunicato» (Denz. 503).

Lo stesso Pontefice, nell’Udienza generale del 7 agosto 1996, riprendeva anche il commento di alcuni Padri alla risposta di Maria santissima all’Angelo – «Non conosco uomo» (Lc 1, 34) -, confermando come essa esprimesse «il proposito di verginità», «la personale decisione di rimanere vergine, offrendo il suo cuore al Signore» e sottolineando nel contempo che questo “voto” costituisce «l’archetipo di tutti coloro che nella Chiesa hanno scelto di servire il Signore con cuore indiviso nella verginità», «l’inizio e l’evento ispiratore della verginità cristiana nella Chiesa».

Sorprende dunque la superficialità e sbrigatività con cui Segoloni Ruta ritiene che la questione non sia poi un elemento così rilevante della fede. Molto probabilmente perché non ha compreso quale sia la preziosità della consacrazione verginale nella Chiesa ed ancor meno la superiorità di questo stato di vita (non delle persone che vi sono chiamate) rispetto al matrimonio. E di tale superficialità dà prova allorché ritiene che la Chiesa per secoli avrebbe proposto il monachesimo come l’ideale cristiano per il fatto di percepire la sessualità come peccato: «Non scopriamo oggi che la Chiesa dei primi secoli era attraversata anche, ma non solo, da un atteggiamento sessuofobico. E che, dal III secolo in poi, l’ideale cristiano diventa il monachesimo. Per il monaco, il sesso è il grande nemico sulla via della santificazione. È una posizione questa che abbiamo pagato, e che in parte continuiamo a pagare, in termini di mancata comprensione di determinati fenomeni umani, ma anche sociali e culturali. Associando la sessualità al peccato, l’abbiamo confinata per troppo secoli al solo ambito della riproduzione». Affermazione approssimativa (per essere gentili) che conferma una volta di più quanto l’intelligenza dell’insegnamento cattolico da parte della Segoloni Ruta risulti gravemente obumbrato dall’ideologia contemporanea. Nell’alveo della fede cattolica, la sessualità vissuta nel matrimonio non è mai stata considerata un ostacolo alla santificazione; se invece ci si riferisce alla sessualità vissuta al di fuori del matrimonio e della sua finalità, allora ci preme ricordare che trattasi di dottrina cattolica, non di «atteggiamento sessuofobico».

Così come è dottrina cattolica il fatto che il peccato originale ha ferito anche la dimensione della sessualità umana, provocando in questa sfera così importante della vita umana un disordine difficile da ricondurre nell’ordine voluto da Dio; ferita sempre viva, che ha bisogno della grazia di Dio e della cooperazione dell’uomo, in particolare nell’ascesi. Una verità la cui urgenza la teologa sembra non avvertire: «Dopo tanti secoli, abbiamo insomma preso consapevolezza del fatto che la sessualità rende gloria a Dio così com’è, perché costruisce l’intimità, il piacere, la vita. Tutte cose buone e belle. Quindi è meglio che ci sia. E che donne e uomini possano viverla nella libertà, nella verità e nella gioia, senza sentirsi colpevolizzati». L’idea che la sessualità dia gloria a Dio «così com’è» misconosce completamente la realtà del peccato originale e squalifica due millenni di ascesi cristiana.

Sigoloni Ruta ha dato prova di non comprendere che cosa significhi leggere le Sacre Scritture nella Chiesa, né di capire che cosa sia la verginità consacrata a Dio, come di non conoscere la dottrina cattolica sulle conseguenze del peccato originale. E ci si domanda come sia possibile che chi vanta un “curriculum” del genere possa insegnare in una Facoltà pontificia. E scrivere sul quotidiano dei vescovi italiani.





giovedì 2 gennaio 2025

La morte: come preparare la nostra e quella degli altri.




2 Gennaio 2025 Pubblicato da Marco Tosatti 

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da Il Pensiero Cattolico, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.





Dal ciclo di catechesi sui Novissimi: “Le cose dell’Altro Mondo”

Don Nicola Bux

La morte è una realtà della nostra vita, perciò è inutile occultarla, come accade oggi nella nostra società occidentale. Di fronte a questo evento, noi cristiani siamo sereni, perché il Signore ci ha promesso che, con Lui, non dobbiamo avere paura di nulla. Sappiamo che la morte dura un attimo, è un passaggio; infatti, la celebriamo soprattutto nella Pasqua, così intesa come passaggio dalla realtà apparente e dolorosa di questo mondo, alla realtà eterna.

A partire da questo Natale, con l’apertura dell’Anno Santo ordinario, si possono ottenere le indulgenze, cioè la remissione delle pene che noi conseguiamo a causa dei nostri peccati. Si tratta di un atto gratuito, donato dalla bontà di Dio che si ottiene, ovviamente, dopo essersi accostati ai sacramenti della confessione e della comunione.

Il pellegrinaggio e il transito attraverso la porta Santa, rappresentano il segno della fatica che si compie per ottenere questa grazia. Inoltre, le indulgenze si possono applicare anche alle anime dei defunti, che si trovano a scontare la pena temporanea nel Purgatorio. (Compendio, negli articoli 308, 311 e successivamente, nei 314, 316 e 320).

L’unzione degli infermi è un altro gesto importante da compiere in vista della morte e in caso di malattia seria. Spesso si amministra anche in previsione di un intervento chirurgico, perché, in quanto sacramento, ha il potere di sollevare fisicamente il malato. E’ un dovere per noi cristiani, chiamare un sacerdote prima che la persona morente abbia perso completamente conoscenza. Infatti, oltre all’estrema unzione, potrà ricevere anche l’Eucarestia sotto forma di viatico, che è il necessario accompagnamento dell’anima nel viaggio verso l’aldilà. Il momento del trapasso è da considerarsi molto delicato, perché, come afferma San Paolo, gli spiriti maligni, presenti fra noi sotto varie forme, sono sempre in agguato per rubare le anime, soprattutto quando esse stanno per lasciare i loro corpi.

A questo proposito, ci sono molte testimonianze, come quella raccontata dal biografo di san Martino di Tours… Ecco perciò, l’importanza, prima di affrontare il distacco dalla vita terrena, di essere cristianamente attrezzati con questi tre Sacramenti, detti anche “conforti religiosi”: confessione, estrema unzione e viatico.

Ora riflettiamo sui punti 354 e 355 che riguardano le esequie. Nel funerale si chiede al Signore di assolvere in extremis il defunto e di accoglierlo tra le Sue braccia nel paradiso, così, in questa cerimonia sono da evitarsi manifestazioni simili ad uno spettacolo, con tanto di applausi e ridicoli panegirici (bravo il maestro Muti che li ha vietati al suo futuro funerale…). La morte del cristiano si manifesta alla luce della morte e risurrezione di Cristo, nostra unica speranza, perciò nelle esequie raccomandiamo l’anima del defunto a Dio, affinchè giunga presto alla beatitudine del Paradiso. Chiediamo che essa sia purificata dagli ultimi residui del peccato e successivamente, attraverso le messe in suffragio, imploriamo che sia liberata dalle pene del Purgatorio.

La stessa parola Purgatorio significa lo stato in cui si viene purificati. E’ una condizione dura, fortunatamente non eterna, tuttavia, da evitare. Ecco cosa scriveva San Francesco, nel Cantico della creature: “Guai a quelli che moriranno in peccato mortale e beati quelli che la morte troverà in grazia di Dio, poiché la seconda morte (la dannazione divina) non li potrà fare loro alcun male.”

Nel compendio è importante capire anche i punti 471 e 476. Riguardo all’eutanasia, il Papa ha ripetutamente affermato che la vita deve essere accompagnata fino al momento della morte naturale, ritenendo lecito l’uso delle cure palliative, ma senza accanimento terapeutico. Invece oggi, purtroppo, assistiamo ad un vero e proprio business che, falsamente, fa credere di agire per il bene del malato, al fine di evitargli lunghe e inutili sofferenze.

Per questo, se non ci sono più speranze di guarigione e la morte risulta imminente, ritengo poco opportuno far ricoverare i malati, perché in ospedale rischiano di morire da soli; molto meglio tenerli in casa, circondati dall’affetto e dalla preghiera dei loro cari… Importante il punto Nr. 476:” Il trapianto di organi è moralmente accettabile, col consenso del donatore e senza rischi eccessivi per lui. Per il nobile atto della donazione degli organi dopo la morte, deve essere pienamente accertata la morte reale del donatore”.

In conclusione, consiglio di arrivare preparati al momento della morte, come un tempo i nostri anziani ci raccomandavano; loro, addirittura, solevano avere pronti persino i vestiti, in modo tale che tutto si compisse con ordine, senza confusione. Ecco, seguiamo i tempi stabiliti da Dio, abbandonati alla Sua volontà, senza paure o preoccupazioni eccessive.









Cambiamenti nella famiglia dopo la seconda guerra mondiale




2 gennaio 2025

Nella nostra [di Chiesa e postconcilio] traduzione da OnePeterFive continuiamo la pubblicazione in serie del nuovo libro del dott. Edward Schaefer
A Simple Man's Case for Tradition. Si tratta di un'eccellente introduzione al mondo Tradizionale e fornisce un modo semplice di presentarlo ai confratelli cattolici che cercano risposte più profonde alla crisi e alle domande odierne. Negli USA, i proventi della vendita del libro aiutano anche a promuovere il Collegium Sanctorum Angelorum, uno dei soli due college cattolici tradizionali. I nostri amici nordamericani sono molto attivi. Sarà di grande utilità anche per noi. Richiamo l'attenzione sulla mia nota in ordine alla demascolinizzazione.

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Cambiamenti nella famiglia dopo la seconda guerra mondiale

Le donne sul posto di lavoro

La seconda metà del ventesimo secolo potrebbe un giorno essere descritta dagli storici come un'era di cambiamenti paragonabile al Millennio o alla rivolta protestante. I cambiamenti furono molti, in ogni aspetto della società, e non lasciarono nessuno indifferente, compresi i cattolici e la Chiesa. Qui fornirò solo alcuni esempi di cambiamenti che hanno influenzato in particolare la vita delle famiglie cattoliche americane. L'elenco è dimostrativo, non esaustivo.

Durante la seconda guerra mondiale, le donne i cui mariti erano in guerra lasciarono le loro case e sostituirono i loro mariti nelle fabbriche in tutto il paese, producendo macchinari, munizioni e rifornimenti necessari per lo sforzo bellico. Insieme divennero un'icona culturale nota come "Rosie the Riveter" [Rosie che agisce sui macchinari (figurato da rivettatrice) -ndT]. Dopo la guerra, queste stesse donne tornarono a casa, ripresero i loro ruoli tradizionali di casalinghe e, insieme ai mariti, contribuirono a riempire il paese di bambini, oltre 68.000.000, che sarebbero diventati noti come la generazione dei Baby Boomer.

Tuttavia, la porta era stata aperta per le donne sul posto di lavoro e per due percettori di reddito in famiglia. Uffici e fabbriche non sarebbero più stati solo dominio degli uomini. Per fare un esempio, c'è un avvincente libro di saggistica di Margot Lee Shetterly intitolato Hidden Figures: The American Dream and the Untold Story of the Black Women Who Helped Win the Space Race che documenta i contributi delle donne di colore che lavoravano come matematiche alla NASA nel completamento del primo volo spaziale statunitense di successo in orbita attorno alla Terra. [1] Oggi, oltre la metà delle famiglie negli Stati Uniti ha due percettori di reddito, [2] il che ha portato a oltre 12.000.000 di bambini di età inferiore ai cinque anni all'asilo nido. [3] Le famiglie stanno assumendo istituzioni per crescere e formare i propri figli, istituzioni che spesso non condividono i valori delle famiglie che affidano loro i propri figli.

Le pressioni derivanti dalla gestione di una famiglia con due percettori di reddito hanno anche influenzato il tempo trascorso insieme in famiglia. Ad esempio, uno studio del 2017 ha rivelato che mentre "l'84% dei genitori concordava sul fatto che i pasti in famiglia fossero importanti, solo il 50% delle cene in famiglia venivano consumate insieme". [4] Un altro studio "ha rilevato che l'americano medio cena solo tre volte a settimana con la propria famiglia". [5] Mentre i benefici dei pasti in famiglia sono ben documentati, [6] le famiglie consumano sempre meno pasti insieme.

Televisione e media elettronici


Inoltre, dopo la seconda guerra mondiale, le televisioni divennero sempre più comuni nelle case degli Stati Uniti. Da un lato, informazioni, istruzione e intrattenimento che prima non erano disponibili alle famiglie erano ora accessibili con un clic di un interruttore e la rotazione di una manopola. Dall'altro, la casa di famiglia, che era stata una fortezza inespugnabile contro l'influenza esterna e dove la guida e la formazione dei genitori avevano regnato sovrane e indiscusse, era ora invasa da una forza esterna che portava un'ispirazione, un'influenza e persino un'autorità non familiari alle discussioni familiari. Con il continuo sviluppo di dispositivi multimediali elettronici, come computer, telefoni cellulari, TV a grande schermo con centinaia di canali via cavo, ecc., quell'influenza esterna ha solo accelerato dai primi anni del dopoguerra.

Prosperità economica

Il boom economico che seguì la seconda guerra mondiale portò benefici a tutti, cattolici compresi. I cattolici, i cui genitori erano entrati negli Stati Uniti come operai o braccianti durante la rivoluzione industriale, iniziarono a salire nella società, riempiendo college e posizioni da colletti bianchi. Forse il segno culminante del fatto che i cattolici diventassero mainstream negli Stati Uniti fu l'elezione di John F. Kennedy, un cattolico, alla presidenza. Oggi, i cattolici godono virtualmente di tutti i benefici materiali che la società americana offre loro, insieme a tutte le tentazioni che il materialismo presenta loro.

Contraccezione


Nel 1960, la FDA approvò il primo contraccettivo orale, la pillola anticoncezionale. Il sesso era ora separato dalla procreazione. I cattolici, che erano spesso noti per avere famiglie numerose a causa dell'insegnamento della Chiesa secondo cui ogni atto di rapporto sessuale deve essere aperto alla creazione, non erano immuni dalle pressioni che sia il materialismo della società americana sia la facile reperibilità della contraccezione esercitavano su di loro. I cattolici iniziarono a usare la contraccezione e le famiglie cattoliche iniziarono a ridursi di dimensioni. Dopo il Concilio Vaticano II, si diffuse la convinzione che la Chiesa avrebbe cambiato il suo insegnamento contro l'uso della contraccezione. La maggior parte dei cattolici stava già usando la pillola. Infatti, nel 1968, quando Papa Paolo VI affermò il costante insegnamento della Chiesa contro l'uso della contraccezione, [7] ci fu una rivolta. Persino il clero, uno dei più importanti dei quali era il Rev. Charles Curran della Catholic University of America, dissentì pubblicamente. [8] All'inizio, i cattolici erano pubblicamente ostili. Se un prete predicava contro la contraccezione durante la messa, avrebbe potuto benissimo essere aggredito dai parrocchiani arrabbiati in seguito. Alla fine, tuttavia, i cattolici cominciarono semplicemente a ignorare l’insegnamento ufficiale, giustificando le loro decisioni sul primato della loro coscienza personale, che i documenti del Concilio Vaticano II furono ampiamente interpretati come un’affermazione. [9]

Ci furono tentativi da parte di alcuni cattolici di rimanere fedeli all'insegnamento della Chiesa praticando quella che veniva chiamata Pianificazione Familiare Naturale, che consisteva nel monitorare certi sintomi in una donna, come la temperatura basale, il muco cervicale e l'apertura e la chiusura cervicale, per determinare quando una donna era fertile e, quindi, quando il rapporto sessuale avrebbe probabilmente portato a una gravidanza. [10] Utilizzando questo sistema, i cattolici potevano programmare quando avere rapporti sessuali ed evitare una gravidanza senza usare i contraccettivi proibiti. Tecnicamente, rimanevano aperti alla possibilità di una gravidanza. Tuttavia, a seconda di quanto scrupolosamente veniva seguito il sistema, la probabilità di evitare una gravidanza poteva essere aumentata al 98%, uguale o maggiore della probabilità offerta dalla pillola o dai preservativi. Pertanto, molti cattolici, non tutti, impiegarono la Pianificazione Familiare Naturale in un modo che tecnicamente soddisfaceva i requisiti della legge, ma che era, nello spirito, utilizzato con una mentalità contraccettiva. Le famiglie cattoliche continuarono a ridursi di dimensioni. Il mandato di «crescere e moltiplicarsi, riempire la terra e soggiogarla» [11] è stato visto nel contesto della necessità di provvedere a vari bisogni materiali per la famiglia, che ha continuato a crescere. Questa mentalità contraccettiva è stata persino sostenuta dallo stesso Papa Francesco quando ha detto: «Dio vi dà metodi per essere responsabili. Alcuni pensano che – scusate la parola – che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli. No». [12] In breve, le varie pressioni sociali sopra menzionate hanno portato la stragrande maggioranza dei cattolici a non essere diversa dalla popolazione generale per quanto riguarda il loro pensiero sui rapporti sessuali e sulla procreazione. Hanno separato le due cose.

Il movimento delle donne


Mentre il movimento delle donne ha radici che risalgono fino al 1792, [13] la rivoluzione culturale degli anni '60 gli ha dato un'ondata di potere che non aveva mai sperimentato prima. Carrie Gress, nel suo persuasivo studio del movimento intitolato The End of Woman – How Smashing the Patriarchy Has Destroyed Us, discute il movimento delle donne degli anni '60, noto come la "seconda ondata" del femminismo. [14] Nota che eventi e fenomeni come Vietnam, Woodstock, droghe psichedeliche, coscienza universale, movimento per i diritti civili, la pillola, una serie di omicidi politici, il Concilio Vaticano II, la Guerra Fredda e la minaccia nucleare hanno scosso la cultura con cambiamenti e trasformazioni. Questi sono stati uno sfondo che ha permesso alle leader femministe degli anni '60 di basarsi su idee femministe e comuniste precedenti e di gettare le basi per e mettere in pratica le idee del femminismo della seconda ondata. La rivoluzione sessuale, in particolare, era in pieno svolgimento e il femminismo della seconda ondata era come benzina sulle sue prime fiamme. [15]

Verso la fine degli anni '60, da qualche parte nella zona ovest del Greenwich Village di New York City, nell'appartamento di Lila Karp, dodici donne, guidate da Kate Millett, sedevano attorno a un grande tavolo e ripetevano questo slogan:
"Perché siamo qui oggi?", chiedeva la presidentessa.
"Per fare la rivoluzione."
"Che tipo di rivoluzione?"
“La Rivoluzione Culturale.”
"E come facciamo la Rivoluzione Culturale?"
"Distruggendo la famiglia americana!"
"Come possiamo distruggere la famiglia americana?"
"Distruggendo il patriarca americano."
"E come distruggiamo il Patriarca americano?"
"Togliendogli il potere!"
"Come possiamo farlo?"
“Distruggendo la monogamia!”
"Come possiamo distruggere la monogamia?"
«Promuovendo la promiscuità, l’erotismo, la prostituzione, l’aborto e l’omosessualità!» [16]

Il movimento ha avuto un successo smisurato nel raggiungere questi obiettivi. La famiglia è crollata (sviluppato di seguito); gli uomini sono stati evirati; la parola "patriarca" ha connotazioni minacciose; le relazioni monogame impegnate sono passate di moda; e la promiscuità, l'erotismo, la prostituzione, l'aborto e l'omosessualità sono tutte parti normali della vita quotidiana americana.

Anche la Chiesa non è sfuggita all'influenza del femminismo. Ad esempio, le donne sono comunemente viste nella Messa (novus ordo Missae) come lettrici, accoliti e ministri della comunione. Il recente Sinodo del 2023 sulla sinodalità [vedi] ha persino discusso il tema dell'ordinazione delle donne al diaconato e Papa Francesco ha chiesto ai membri della Commissione teologica internazionale di aiutare a "demascolinizzare" la Chiesa, affermando che "uno dei grandi peccati che abbiamo avuto è stato 'mascolinizzare' la Chiesa".[17]

Il risultato

Qual è stato il risultato di tutto questo cambiamento? Non è possibile dire che un particolare cambiamento sociale abbia causato un risultato particolare. Il quadro è complesso. Tuttavia, indipendentemente da come si possa analizzare la situazione attuale, una cosa è chiara: la convenzione sociale del matrimonio e della famiglia tradizionale è praticamente crollata. Le seguenti statistiche provengono da uno studio intitolato "The Demise of the Happy Two-Parent Home" prodotto da un Joint Economic Committee of Congress: Nel 1962, il 71% delle donne di età compresa tra 15 e 44 anni era sposato. Nel 2019, questa percentuale è scesa al 42%.

Nel 1962, il 5% delle donne di età compresa tra 30 e 34 anni non si era mai sposato. Nel 2019, questa percentuale era salita al 35%.

Negli anni '60, meno dell'1% delle coppie conviventi non erano sposate. Oggi, è oltre il 12%.
La percentuale di nascite da donne non sposate è aumentata dal 5% nel 1960 al 40% nel 2018.
Nel 1970, l'85% dei bambini viveva con entrambi i genitori. Nel 2019, questa percentuale è scesa al 70%. [18] Citando queste statistiche, il giornalista Star Parker chiede: “Perché il crollo del matrimonio negli Stati Uniti dovrebbe preoccuparci?” La sua risposta è duplice, sia spirituale che economica:

Per il vasto ma sempre più esiguo numero di americani che si preoccupano della morale biblica tradizionale, il crollo del matrimonio e della famiglia, l'apertura ad altri stili di vita proibiti dalla morale biblica, è motivo di preoccupazione. Non è un segno sano di ciò che sta accadendo nella nostra cultura.

Per coloro che hanno preoccupazioni più laiche, il crollo del matrimonio è motivo di preoccupazione perché i risultati pratici non sono buoni.

Esiste un ampio corpus di ricerche che dimostrano i benefici sociali del matrimonio e della famiglia tradizionali, nonché i costi sociali del loro collasso.

In una recente intervista, l’economista dell’Università di Chicago, vincitore del premio Nobel, James Heckman ha osservato: “I principali ostacoli allo sviluppo di politiche efficaci per il reddito e la mobilità sociale sono la paura di un impegno onesto nei cambiamenti nella famiglia americana e nelle conseguenze che ne derivano. …La famiglia è la fonte della vita e della crescita. Le famiglie costruiscono valori, incoraggiano (o scoraggiano) i loro figli a scuola e fuori. Le famiglie, molto più delle scuole, creano o inibiscono opportunità di vita”. [19]

Star conclude anche che mentre “le famiglie costruiscono valori”, il crollo della famiglia indica un cambiamento nei valori. “Ciò che sembra chiaro”, dice, “è che il crollo del matrimonio e della famiglia che si sta verificando nella nostra nazione non sta avvenendo nel vuoto. I valori stanno cambiando”. [20] Quindi lo dimostra con alcune statistiche rivelatrici, inserendole nel contesto di decisioni legali significative:

Dal 1952 Gallup chiede: "Quanto pensi che sia importante la religione nella tua vita: molto importante, abbastanza importante o non molto importante?"

Nel 1952, il 75% ha risposto “molto importante”. Nel 1970, questa percentuale è scesa a circa il 60% e nel 1978, è scesa al 52%.

Fu in questo contesto di drastico calo della percezione dell'importanza personale della religione da parte degli americani che, nel 1973, la sentenza Roe contro Wade legalizzò l'aborto.

Un'ondata di decisioni giudiziarie ha bandito la religione dalla piazza pubblica. Nel 1962, è stata bandita la preghiera nelle scuole pubbliche.

Nel sondaggio Gallup del 2002, il 45% ha affermato che avere un figlio fuori dal matrimonio era moralmente accettabile. Nel 2015, questa percentuale è salita al 61% e nel 2019 al 64%.[21]

L'implicazione è che i valori non stanno semplicemente cambiando. Almeno da una prospettiva cattolica biblica stanno declinando, e i cattolici non sono sfuggiti a questo declino nell'abbracciare e vivere i valori cattolici biblici. A rischio di affermare l'ovvio, questo declino nell'abbracciare e vivere i valori cattolici biblici tra i cattolici ha accompagnato il declino della partecipazione alla messa, discusso nel capitolo otto, [22] insieme a tutti i cambiamenti sociali discussi sopra.

Questo declino dei cattolici che abbracciano e vivono i valori cattolici biblici non può essere visto da nessuna parte meglio che nelle elezioni nazionali. Nel 2016, il 51% dei cattolici ha votato per Biden, un candidato pro-aborto, e il 47% per Trump, un candidato pro-life, secondo un sondaggio e il 50% per Trump e il 49% per Biden in un altro sondaggio. Indipendentemente da quale sondaggio sia più accurato, entrambi i sondaggi suggeriscono che il voto cattolico era equamente diviso. [23] 

I commentatori parlano dell'importanza del voto nero, del voto ispanico, ecc. Tuttavia, le elezioni nazionali sono determinate dal voto cattolico. Ci sono circa 30.000.000 di elettori cattolici registrati negli Stati Uniti. [24] Nelle elezioni del 2016 sopra menzionate, se tutti i cattolici avessero votato pro-life, ciò avrebbe rimosso circa 15.000.000 di voti dal lato pro-aborto della scheda e li avrebbe aggiunti al lato pro-life. Non sarebbe stata solo una vittoria per Trump; sarebbe stata una valanga. Se i cattolici avessero votato "cattolico", i candidati pro-aborto, che si trattasse di Biden o di qualcun altro, non avrebbero mai vinto un'elezione nazionale. Se i cattolici avessero votato "cattolico", non ci sarebbe mai stata la volontà politica di legalizzare l'aborto o il matrimonio gay. Il fatto che questi fenomeni esistano è dovuto in gran parte al crollo della famiglia, specialmente nella Chiesa cattolica, e alla dissoluzione dei valori biblici cattolici tra i cattolici.

Non è esagerato concludere che questo cambiamento, o declino, nei valori biblici cattolici sia stato alla base non solo di questioni come l'aborto e il matrimonio gay, ma anche di molte altre crisi che minacciano la natura stessa del nostro Paese, come il debito esorbitante, [25] la corruzione nel governo, [26] la violenza razziale, [27] e le frontiere aperte, [28] per citarne solo alcune. Il crollo della famiglia e il declino dei cattolici che vivono i valori biblici cattolici sta distruggendo la società americana.

La Resistenza


C'è, tuttavia, speranza per il futuro. Un numero piccolo ma crescente di famiglie sta resistendo all'assalto dei cambiamenti sociali che stanno distruggendo la famiglia e la nostra società. Queste famiglie hanno molte, se non tutte, delle seguenti caratteristiche:
- Fanno i sacrifici richiesti per essere famiglie monoreddito. Di solito, il padre è il capofamiglia e la madre resta a casa con i figli.
- Monitorano e limitano la tecnologia in casa.
- Hanno molti figli, abbracciando evidentemente il comando di Dio di “crescere e moltiplicarsi e riempire la terra”. [29]
- Istruiscono i bambini a casa, oppure formano cooperative, oppure mandano i bambini in scuole private indipendenti gestite dai genitori e apertamente guidate dalla missione. [30]
- Adottano politiche familiari di modestia.
- Mangiano insieme in famiglia.
- Pregano insieme. Inoltre, molte di queste famiglie accorrono alla messa latina tradizionale. Nella tradizione trovano sostegno per i valori tradizionali e lo stile di vita che abbracciano. La messa latina tradizionale offre loro un supporto ecclesiastico nei loro sforzi per vivere vite sante e virtuose, mentre abbracciano la pietà e la vita sacramentale che la Chiesa tradizionale promuove.

Conclusione

Trovo ispirazione e speranza nel movimento di resistenza. C'è qualcosa di profondamente sacro nelle scelte di queste famiglie e nei sacrifici che esse fanno per vivere quelle scelte. Queste sono famiglie con cui voglio associarmi e con cui vorrei che i miei figli si associassero. Portano argomenti eccellenti, non a parole, ma nelle loro azioni, cioè nel modo in cui vivono le loro vite, per scegliere la tradizione. Quindi, per l'ispirazione che danno, la speranza che offrono e i modelli che forniscono, anch'io scelgo la tradizione.

Continua la prossima settimana.

_______________________________
[1] Margot Lee Shetterly, Il diritto di contare: il sogno americano e la storia mai raccontata delle donne nere che hanno contribuito a vincere la corsa allo spazio (New York: William Morrow Publishing, 2016).
[2] Jacqueline DeMarco, “Il 53% delle famiglie ha un doppio reddito – e questa percentuale è aumentata”, Magnify Money (9 giugno 2021), consultato il 9 febbraio 2024, www.magnifymoney.com/news/dual-income-households-study/.
[3] “Gli Stati Uniti e l’alto prezzo dell’assistenza all’infanzia: un esame di un sistema in rovina”, Childcare Aware of America, consultato il 9 febbraio 2024, www.childcareaware.org/our-issues/research/the-us-and-the-high-price-of-child-care-2019/ .
[4] Jessica Braider, “Family Dinner Statistics,” The Scramble (23 dicembre 2023), consultato il 9 febbraio 2024, www.thescramble.com/family-dinner/family-dinner-statistics/#:~:text=In%20fact%2C%20in%20a%20recent%20study%2C%2084%25%20of,has%20three%20dinners%20a%20week%20with%20their%20families .
[5] Ivi.
[6] Ivi.
[7] Paolo VI, Lettera enciclica Humanae vitae (Roma, 25 luglio 1968), consultata il 9 febbraio 2024, www.vatican.va/content/paul-vi/it/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_25071968_humanae-vitae.html .
[8] Vedi Mark S. Massa, SJ, The American Catholic Revolution: How the Sixties Changed the Church Forever (New York: Oxford University Press, 2010), Capitolo tre: “ Humanae Vitae negli Stati Uniti,” e Capitolo quattro: “The Charles Curran Affair.”
[9] Vedere “Note composite dei lavori del 2° Simposio di Teologia a Parigi (9-11 ottobre 2003)”, FSSPX News (1 gennaio 1970), consultato il 9 febbraio 2024, www.fsspx.news/en/news/composite-notes-work-2nd-symposium-theology-parisoctober-9-11-2003-9053. [10] Naturalmente, il sistema potrebbe anche essere utilizzato per aiutare le coppie che hanno difficoltà a concepire a programmare i rapporti in un modo che le aiuti a concepire. Va notato anche che il Sant'Uffizio sotto il Beato Pio IX confermò l'uso lecito dell'astinenza per evitare la gravidanza per "ragioni legittime" nel dubbio del 2 marzo 1853. Quindi, sebbene alcune coppie cattoliche utilizzino la "PFN" con una "mentalità contraccettiva", la pratica è di per sé legittima, date le circostanze appropriate. Consultare un sacerdote esperto per una guida su questa questione.
[11] Gen 1,28.
[12] Papa Francesco, commenti su un viaggio dall'Asia a Roma fatto il 19 gennaio 2015. Citato in Jasmine Garsd, “Pope Francis Says Catholics Don't Need to Breed 'Like Rabbits'”, NPR: The Two Way (20 gennaio 2015), consultato il 9 febbraio 2024.
[13] Carrie Gress, La fine della donna – Come la distruzione del patriarcato ci ha distrutto (Washington DC: Regnery Press, 2023), xviii.
[14] Ivi, 78.
[15] Ivi.
[16] Ivi, 77-78.
[17] Cindy Wood, “Il Papa chiede ai teologi di aiutare a 'demasculinize' la Chiesa”, United States Conference of Catholic Bishops News (30 novembre 2023), consultato il 9 febbraio 2024, www.usccb.org/news/2023/pope-asks-theologians-help-de-masculinize-church
[18] Citato da Star Parker, “The Collapse of the Traditional American Family,” The Daily Signal (7 agosto 2020), consultato il 9 febbraio 2024, www.dailysignal.com/2020/08/07/the-collapse-of-the-traditional-american-family/ .
[19] Ivi.
[20] Ivi.
[21] Ivi.
[22] Vedi capitolo ottavo: Dai loro frutti li riconoscerete.
[23] Stephen Beale, “What Happened to the Catholic Vote in the 2020 Presidential Election”, National Catholic Register (17 novembre 2020), consultato il 9 febbraio 2024, www.ncregister.com/news/2020-catholic-vote .
[24] Jonah McKoewn, “Election Day 2022: Here's what we know about Catholic voters”, Catholic News Agency (8 novembre 2022), consultato il 9 febbraio 2024, www.catholicnewsagency.com/news/252757/election-day-2022-here-s-what-we-know-about-catholic-voters .
[25] Vedere Rm 13,8; Pr 22,7; Fil 4,11-13; Sal 37,21.
[26] Vedere Prov. 29:2; Ef. 5:11; Isaia 1:4; Prov. 17:23; Es. 23:8; Gal. 6:8.
[27] Vedere At 24,12 e 17,6-7.
[28] Vedere Atti 17:26; anche “Cosa dice Dio riguardo all’avere confini (confini)”, Living His Word (13 maggio 2023), consultato il 9 febbraio 2024, www.livinghisword.org/biblical-truth-on-borders-or-boundaries/ .
[29] Gen 1,28.
[30] Per quanto riguarda le cooperative, vedi, ad esempio, The Catholic Homeschool Co-ops, consultato il 10 febbraio 2024, www.thecatholichomeschool.com/support/co-ops/. Per quanto riguarda le scuole private, vedi, ad esempio, The Chesterton Network of schools, consultato il 10 febbraio 2024, www.chestertonschoolsnetwork.org .
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Nota di Chiesa e post-concilio

(*) l’ambiguità su alcune questioni della dottrina e della pratica cattolica è diventata una caratteristica dell’attuale pontificato. Gran parte della Chiesa tedesca è effettivamente in scisma, ma Roma prima ha incautamente tollerato il “percorso sinodale” della Germania, e poi ha reagito troppo lentamente per impedire risultati negativi. In un momento in cui la paternità e la leadership spirituale cristiana maschile sono in crisi, il Santo Padre, per non parlare delle aperture Lbgt, ha chiesto alla sua Commissione teologica internazionale di lavorare per “demascolinizzare” la Chiesa. La sfida più urgente che i cristiani si trovano ad affrontare nel mondo di oggi è di tipo antropologico: chi e cosa è un essere umano; se abbiamo qualche scopo più alto che garantisce la nostra particolare dignità come specie; se siamo qualcosa di più che animali insolitamente intelligenti che possono inventare e reinventare se stessi. Eppure il nostro focus per il 2024 è un sinodo sulla sinodalità qui.






mercoledì 1 gennaio 2025

«Il Nicaragua è una grande prigione. Ortega sogna di eliminare la Chiesa»


Celebrazione della Domenica delle Palme in Nicaragua (foto Ansa)

Intervista a Martha Patricia Molina, avvocato e ricercatrice in esilio: «I fedeli hanno passato il Natale sotto sorveglianza: è un continuo martirio. La libertà religiosa non esiste più. Ma abbiamo fiducia che il Salvatore verrà a liberarci dalle catene dell'oppressore»




Di Leone Grotti, 01 Gennaio 2025

«Non esiste più la libertà religiosa in Nicaragua. Una volta per Natale si facevano processioni per le strade, oggi non si può uscire dalle chiese». Dichiara così a Tempi Martha Patricia Molina, avvocato e ricercatrice in esilio, la fonte più accreditata sulle persecuzioni inflitte alla Chiese cattolica del Nicaragua.

Nello stato dell’America Centrale è in atto la più grande e sistematica persecuzione che la Chiesa abbia mai conosciuto nel paese. Dal 2018 il regime ha espulso almeno 222 religiosi, tra cui 91 suore, arrestato arbitrariamente almeno 74 religiosi tra preti, suore, monaci e pastori protestanti e impedito a oltre 200 di entrare nel paese. «Il dittatore Daniel Ortega e sua moglie Rosario Murillo sognano di eliminare la Chiesa e sostituirla con la loro dottrina atea», spiega la ricercatrice.


Avvocato, come hanno passato i nicaraguensi questo Natale?

Come le altre festività religiosa. Hanno celebrato la nascita di Gesù sotto la sorveglianza della polizia e senza quelle libertà che hanno sempre avuto prima dell’aprile 2018. Più del 90% delle chiese non hanno potuto organizzare eventi natalizi perché la dittatura impedisce di svolgere attività religiose in pubblico. Le celebrazioni sono state confinate all’interno delle chiese e molte parrocchie ormai sono servite solo da seminaristi o diaconi, perché i parroci sono stati espulsi o esiliati da Ortega.

Come veniva celebrato il Natale prima del 2018?
Le parrocchie organizzavano “presepi viventi” per le strade. I bambini camminavano di casa in casa recitando brani biblici sulla nascita di Gesù e cantando canzoni natalizie, accompagnati dai loro genitori, laici e religiosi. Ora, però, i cattolici non godono più della libertà religiosa. Tutto viene celebrato all’interno dei templi sotto la sorveglianza permanente della polizia e sotto minaccia che tutto ciò che viene detto o fatto potrebbe essere considerato un crimine. Chiunque può essere arrestato o esiliato in qualsiasi momento.

Almeno le messe possono essere celebrate liberamente?

No, molte vengono profanate dalle autorità. Ad esempio, davanti alla cattedrale di Léon durante la messa viene diffusa musica a tutto volume con gli altoparlanti per impedire che i fedeli possano seguire la celebrazione.

Perché la dittatura agisce in questo modo?
Ortega e sua moglie Rosario Murillo sognano di far scomparire la Chiesa e di imporre la loro dottrina comunista e atea. Per questo hanno commesso quasi mille attentati contro templi, religiosi e laici e continuano ogni giorno a perseguitare la Chiesa.

Che cosa ha rappresentato questo Natale per i fedeli del Nicaragua?
Il Natale è tempo di attesa. È un tempo di speranza e noi cattolici non abbiamo perso l’amore, la fede e la fiducia in Dio. Abbiamo fiducia che il Salvatore verrà a liberarci dalle catene dell’oppressore. Oggi la notte sembra molto buia, perché la dittatura ha molto potere, ma niente dura per sempre.

Com’è stato il suo Natale dall’esilio negli Stati Uniti?
Ho la fortuna di vivere in un paese libero, dove i miei diritti sono rispettati, ma non smetto mai di provare tristezza perché so che parte della mia famiglia, amici, conoscenti stanno vivendo un continuo martirio. Il Nicaragua è diventato per tutti loro una grande prigione.

Perché Ortega perseguita la Chiesa?
Nell’aprile 2018 e nei mesi successivi la dittatura sandinista iniziò a uccidere i cittadini che protestavano pacificamente. Così vescovi e sacerdoti si sono uniti nel difendere la vita delle persone che venivano assassinate selvaggiamente dalla polizia, dall’esercito e da gruppi paramilitari sostenuti dalle istituzioni. Sangue innocente scorreva per tutte le strade del Nicaragua. Gli omicidi sono rimasti impuniti, protetti da un sistema giudiziario che risponde solo agli interessi dispotici della famiglia Ortega-Murillo. Se non fosse stato per l’intervento pacifico dei presuli, il numero delle vittime sarebbe stato più alto.

Talvolta la dittatura sembra avere in odio la Chiesa in se stessa, al di là di ragioni pratiche o politiche.

Ortega e Murillo nutrono odio verso la fede in Dio perché non sono mai riusciti a dominare completamente i preti. Per questo cercano di farli fuori.

In che modo?

In Nicaragua la dittatura offre solo tre opzioni: l’esilio, il carcere o la morte. I nicaraguensi che si trovano nel paese non possono nemmeno parlare di nascosto perché sono monitorati dalla polizia, dall’esercito e dai paramilitari con l’appoggio di Russia e Cina. Ormai la repressione non ha limiti in Nicaragua e purtroppo la dittatura è sostenuta finanziariamente da quegli stessi paesi che accusano Daniel Ortega di essere un assassino.




Quando lo Stato si fa (pat)etico




31 Dic 2025


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by Aldo Maria Valli



di Vincenzo Rizza

Caro Aldo Maria,

a partire dal 1° gennaio 2025 troverà applicazione a Milano il secondo step del Regolamento per la qualità dell’aria e il divieto di fumo in città sarà esteso a tutte le aree pubbliche o ad uso pubblico all’aperto, incluse vie e strade. Il fumo sarà permesso solo in quelle aree isolate in cui sia possibile rispettare la distanza di almeno dieci metri da altre persone.

Le motivazioni sono le solite: la salute pubblica e la necessità di educare la popolazione a comportamenti etici e virtuosi. Obiettivi, questi, tipici dello Stato etico, che pretende di accudire l’individuo dalla culla (quando gli viene data la possibilità di nascere) alla bara e che vieta non solo comportamenti che possono ledere diritti altrui, ma anche pretesi comportamenti autolesionistici che possono ledere l’individuo stesso.

Ormai non facciamo più caso a quanto lo Stato interferisca nelle nostre scelte e l’asticella va sempre più su. Dall’obbligo di indossare il casco e la cintura di sicurezza alla guida al divieto di fumare, si moltiplicano i provvedimenti di uno Stato che ci dice quando e come possiamo accendere i riscaldamenti (vedi le regole imposte dai Comuni ai condomini), quali auto dobbiamo comprare (vedi le norme sulle emissioni e quelle che pongono il prossimo divieto di produzione di auto con motore endotermico), cosa dobbiamo mangiare (vedi la legislazione che disciplina la commercializzazione degli insetti ad uso alimentare e gli standard minimi di qualità delle banane o che pone limiti alla produzione di latte) e perfino come dobbiamo cucinarlo (vedi i divieti in certi giorni di utilizzare i barbecue).

La mia libertà e i miei diritti dovrebbero fermarsi laddove iniziano la libertà e i diritti del mio vicino, e invece si fermano molto prima, quando il leviatano di turno stabilisce che un mio comportamento semplicemente non gli aggrada anche solo perché non ritenuto sufficientemente virtuoso o perché lontano dai suoi obiettivi.

Uno Stato etico, allora, che impone regole e divieti deresponsabilizzando l’individuo, ritenuto incapace di autoregolamentarsi e di sapere ciò che è meglio per lui.

Il fumo fa male, ci dicono, e quindi, anche a tutela del sistema sanitario nazionale e dei costi che gravano sul pubblico, va limitato quanto più possibile. Non si tratta, allora, di limitare il fumo passivo (che può ledere gli altri) ma di impedire alle persone di fumare tout court. Non ci accorgiamo, allora, che il nostro corpo, di fatto, non ci appartiene più ma è divenuto proprietà di uno Stato che in nome di un presunto interesse alla nostra salute e alla sostenibilità della sanità pubblica ci vuole salvare da noi stessi.

Oggi i nemici sono i fumatori, domani saranno gli obesi, dopodomani chissà.

Gli unici (pseudo)diritti che molti Stati tengono a tutelare e promuovere rimangono, invece, quelli all’aborto e all’eutanasia. Il primo, che non tiene in alcun conto dei diritti del nascituro; il secondo, che non considera l’indisponibilità del bene della vita. Paradossi di uno Stato patetico prima ancora che etico.