
di Radical Fidelity
Sostenere che tutti i problemi della Chiesa cattolica siano iniziati con il Concilio Vaticano II sarebbe una semplificazione eccessiva e un errore di fatto. Ciò che è vero, però, è che il Vaticano II fu la tempesta perfetta per il successo delle strategie del nemico.
Migliaia, anzi milioni, di parole sono state scritte e pronunciate, analizzando sia la miriade di flussi avvelenati che si sono trasformati in uno tsunami di distruzione conciliare, sia i vari meccanismi mortali implementati da questo concilio e i suoi conseguenti frutti.
Ogni fedele cattolico che si rispetti dovrebbe ormai avere almeno una conoscenza elementare del Vaticano II e di come i suoi documenti siano stati, nel peggiore dei casi, contrari al cattolicesimo e, nel migliore dei casi, ambigui, e di come la loro successiva attuazione sia stata disastrosa.
Fino a poco tempo fa, ero completamente all’oscuro di un altro dramma satanico che si era svolto durante il concilio e che ora, forse incautamente, vorrei postulare come la ragione principale per cui fu un fallimento abominevole per il cattolicesimo e un clamoroso successo per Lucifero e i suoi tirapiedi modernisti.
Chiedo scusa ai fedeli più anziani, che probabilmente sanno già come stanno le cose, ma ho pensato ai cattolici più giovani, che forse ne sono all’oscuro.
In breve: oso dire che la ragione principale per cui lo Spirito Santo se n’è andato e i modernisti, con la loro brama di eresia, sono riusciti a dirottare il Concilio Vaticano II, fu che la Madre di Dio venne considerata motivo di imbarazzo al fine di motivare il falso ecumenismo.
Credo fermamente nel tandem vincemus (“alla fine vinceremo”), ma finché Cristo non verrà e non invertirà questo caos demoniaco, possiamo tranquillamente affermare che il Vaticano II è stato il tradimento più disastroso di Cristo, del cattolicesimo e, non dimenticatelo, della nostra Beata Madre.
I duecento anni che precedettero il Concilio possono essere considerati un’età mariana quasi d’oro. Pio IX definì il dogma dell’Immacolata Concezione (1854) e quattro anni dopo lo confermò lei stessa a Lourdes. Leone XIII riempì il mondo di encicliche sul Rosario. Pio X, martello dei modernisti, la chiamò la Mediatrice attraverso cui fluisce ogni grazia. Benedetto XV e Pio XI parlarono della sua regalità e del suo potere di intercessione. E Pio XII, sotto gli occhi di tutta la Chiesa, proclamò la sua Assunzione al Cielo (1950), un dogma che coronò secoli di fede.
Ma non ci furono solo le proclamazioni dei buoni servitori di Dio Onnipotente. Nel 1917, il Cielo stesso parlò a gran voce in quelle che probabilmente divennero le apparizioni mariane più influenti. A Fatima, la Regina del Rosario apparve per ammonire il mondo, per invocare riparazione e promettere il trionfo del suo Cuore Immacolato. La devozione verso la Madre Santa esplose in pellegrinaggi, congregazioni, movimenti mariani e consacrazioni. I fedeli sapevano, come avevano sempre saputo i loro padri, che ogni grazia fluisce da Cristo attraverso Maria, e che onorare lei significa onorare Lui.
Non sorprende che molti, compresi alcuni padri conciliari, cavalcando l’onda mariana, quando Giovanni XXIII annunciò il concilio prevedessero che il Vaticano II sarebbe stato il coronamento di un’era dedicata a Maria. Sicuramente, pensavano, la Chiesa, riunita in solenne assemblea, avrebbe finalmente proclamato la mediazione universale di Maria e il ruolo di corredentrice accanto al Figlio.
Inizialmente fu preparato uno schema interamente dedicato alla Beata Vergine Maria in quanto Madre di Dio e Madre degli uomini, ma in seguito fu rivisto nel senso di indicare Maria come Madre della Chiesa. Lo schema suscitò in non pochi vescovi, sacerdoti e teologi la speranza che la Madonna sarebbe stata finalmente onorata come mediatrice e corredentrice, e che ciò avrebbe chiarito l’insegnamento della Chiesa e rafforzato la devozione dei fedeli. Per gli speranzosi era chiaro che la Madre di Dio non era un ornamento del cattolicesimo, ma parte della sua stessa struttura. Esaltarla e metterla al giusto posto avrebbe portato maggiore gloria a Gesù Cristo, suo Figlio, poiché tutto ciò che Ella è e fa deriva direttamente dal suo divin Figlio.
Tuttavia, le speranze sarebbero presto andate in fumo, poiché tra alcuni periti del concilio si stava ordendo una cospirazione. Non era contro alcun teologo o movimento umano, ma contro la Madre di Dio stessa.
I cospiratori si definivano “minimalisti”, nient’altro che una maschera per nascondere la loro vera identità modernista. Disprezzavano la devozione mariana proprio perché smascherava la falsità della loro nuova teologia.
Molti provenivano dal mondo di lingua tedesca (alcune tendenze non cambiano mai) e componevano un blocco di teologi e vescovi che consideravano lo schema mariano una minaccia ai loro nefasti piani di falso ecumenismo, temendo che avrebbe danneggiato i rapporti con i protestanti e gli ortodossi.
Tra questi c’erano uomini come Karl Rahner, Joseph Ratzinger (poi papa Benedetto XVI), Karl Grillmeier e Otto Semmelroth. Tra i non tedeschi c’erano Yves Congar e René Laurentin. Congar trattava la devozione alla Beata Vergine come superstizione e imbarazzo, mentre Laurentin si atteggiava a mariologo, ma la tradiva costantemente. Alla vigilia della seconda sessione del concilio, egli pubblicò il libro “La question mariale”, che non era altro che un manifesto contro il movimento che affermava di servire. La devozione mariana, disse, era diventata una “febbre”, una “malattia”, una patologia bisognosa di cura. I fedeli che si aggrappavano ai loro rosari e piangevano davanti alle immagini di Maria venivano liquidati come fanatici.
Rahner, in particolare, si oppose fermamente allo schema, avvertendo che avrebbe potuto causare “danni inimmaginabili dal punto di vista ecumenico, sia per gli orientali sia per i protestanti”.
Credo sia importante che il lettore colga il pieno significato di questo sentimento, comprendendo come in quelle parole ci sia quasi un riassunto degli atteggiamenti infidi degli uomini malvagi che occuparono il concilio per mettere in moto lo smantellamento del cattolicesimo. Per Rahner e i suoi compari, non si trattava mai di proclamare sempre di più e sempre meglio la gloria della Madre di Cristo nostro Salvatore, ma di non offendere i cosiddetti “fratelli separati”, termine che dovrebbe essere comunque respinto, poiché sia i protestanti sia gli ortodossi sono scismatici ed eretici.
Per la maggioranza modernista era più importante assecondare coloro che erano al di fuori della Fede che onorare Maria e suo Figlio Gesù Cristo. Non dimentichiamolo mai. Non dimentichiamo chi furono queste persone che alla fine usurparono le strutture della Chiesa e sostituirono il cattolicesimo con una falsa chiesa (la “c” minuscola è voluta).
Secondo altri nemici del cattolicesimo lo schema avrebbe impiegato “tattiche oggettivamente non onorevoli”, poiché si proponeva di non definire nuovi dogmi, ma allo stesso tempo presentava le dottrine mariane come se fossero già vincolanti per i fedeli. Consideravano un titolo come “mediatrice di tutte le grazie” “ambiguo”, “impreciso” e, in definitiva, una pericolosa minaccia per i loro progetti ecumenici e di una religione mondiale. Si opposero alla dimensione mariana del concilio non sulla base della verità, ma sulla base della loro strategia non cattolica.
Contro queste schiere scesero in campo alcuni vescovi, teologi e religiosi che si rifiutarono di vedere la Madonna sminuita. Dalla Spagna e dall’Italia, dall’America Latina e dai grandi ordini mariani si levarono voci in difesa di uno schema separato a favore della proclamazione della pienezza del ruolo di Maria nella salvezza. Tra i più eminenti vi fu il teologo padre Carolus Balić, presidente della Pontificia accademia mariana internazionale, instancabile nel sostenere che lo schema non inventava una nuova dottrina, ma chiariva verità già presenti nella Tradizione della Chiesa.
Molti padri conciliari insistettero sul fatto che, lungi dal danneggiare l’ecumenismo, l’audace proclamazione della verità mariana lo avrebbe rafforzato, poiché l’unità può essere costruita solo sulla verità, mai sul silenzio. Il vescovo brasiliano Giocondo Grotti tenne uno degli interventi più memorabili: “L’ecumenismo consiste nel confessare o nel nascondere la verità? Il concilio dovrebbe spiegare la dottrina cattolica o la dottrina dei nostri fratelli separati? Nascondere la verità danneggia sia noi sia coloro che sono separati da noi, perché li fa apparire deboli. Lasciamo che gli schemi siano separati. Professiamo apertamente la nostra fede”.
Questa chiarezza di visione riecheggiava la fede di innumerevoli semplici cattolici che si erano sempre rivolti a Maria come mediatrice e avvocata. Per questi difensori della Madonna, non assegnare i titoli che meritava non era umiltà, ma tradimento. Il ruolo di Maria, insistevano, non sminuisce Cristo, ma lo magnifica. Proclamarla mediatrice di tutte le grazie significa affermare, con la massima fermezza, che ogni grazia proviene da Cristo, unico mediatore, attraverso sua Madre, che ha cooperato con lui liberamente e perfettamente.
Ai loro occhi, il concilio si trovava alle soglie di una nuova fioritura mariana, che avrebbe coronato l’opera iniziata dall’Immacolata Concezione e dall’Assunzione con il riconoscimento della mediazione universale di Maria. Ritirarsi in nome dell’ecumenismo significava, per loro, barattare la verità con la diplomazia e la devozione con l’esitazione.
Purtroppo, e tragicamente, furono sconfitti.
La battaglia tra i due fronti raggiunse il culmine il 29 ottobre 1963, quando i padri conciliari votarono per decidere se dedicare a Maria uno schema specifico o ridurla a un capitolo della Costituzione sulla Chiesa. Il voto fu il seguente: 1.114 per seppellirla, 1.074 per onorarla. Per un soffio, la Regina del Cielo fu detronizzata.
Lo schema che avrebbe dovuto essere il cuore del Concilio fu messo da parte, ridotto a qualche cenno nell’ultimo capitolo della “Lumen gentium”, tra limitazioni ed esitazioni. Sì, la parola “mediatrice” c’era, ma privata della sua forza, soffocata. Il titolo di corredentrice fu del tutto bandito. Paolo VI, tremando di fronte alla disapprovazione protestante, dichiarò “inopportuno” parlare di nuovi dogmi mariani. Così, in nome della diplomazia ecumenica, il concilio fece tacere la Madre di Dio.
C’era un uomo che capiva chiaramente cosa significasse tutto ciò: l’abbé Victor-Alain Berto, teologo, discepolo di Maria e fedele perito dell’arcivescovo Lefebvre. Quando lo schema cadde, Berto non nascose le lacrime. Il suo lamento fu profetico. I vescovi, disse, avevano trattato la Vergine come un motivo di imbarazzo, come un ostacolo al loro progetto, come un’acqua di lavaggio indesiderata alle nozze di Cana. E quale fu il risultato? Proprio come Cristo non avrebbe agito a Cana finché sua Madre non fosse intervenuta, così anche al concilio trattenne la sua mano. “L’acqua rimase acqua”, dichiarò Berto, “e nemmeno acqua potabile, ma acqua di lavaggio”. Escludendo Maria, i padri si assicurarono che la loro opera non avrebbe portato frutto. Il concilio fece tacere la Donna, e così il Verbo trattenne il suo miracolo.
Guardatevi intorno, nella Chiesa di oggi. Chi può negare la giustezza delle parole di Berto? Dal concilio in poi, la vita della grazia si è esaurita. Le vocazioni sono crollate; seminari un tempo fiorenti si sono svuotati. Case religiose hanno chiuso a migliaia. Nazioni che un tempo professavano la fede cattolica sono cadute nell’apostasia. La liturgia è stata profanata, la catechesi distrutta, i fedeli dispersi, il clero corrotto. Mai nella storia della Chiesa un concilio ha causato una tale devastazione. I frutti sono marci perché la radice è stata avvelenata. I vescovi hanno messo a tacere la loro Madre, e così sono rimasti nella desolazione.
Perché tanto odio verso Maria tra i modernisti? Perché lei smaschera le loro menzogne. Chiamarla mediatrice di tutte le grazie significa affermare la realtà della grazia stessa – soprannaturale e necessaria – contraddicendo il loro sogno di una religione ridotta a mera esperienza umana. Proclamarla corredentrice significa confessare la Croce come centro della salvezza, un sacrificio a cui lei partecipa in modo unico, contraddicendo la loro riduzione della redenzione a una vaga “solidarietà”. Incoronarla Regina del Cielo e della Terra significa dichiarare che la Chiesa cattolica è l’unica vera Sposa di Cristo, singolare e sovrana, contraddicendo il loro progetto di livellamento ecumenico. Maria è la morte del modernismo, e quindi il modernismo ha cercato la sua morte.
Il risultato fu niente meno che un tradimento. Congar, Rahner, Laurentin e gli altri come loro cospirarono contro la Madre di Dio. Giovanni XXIII tremò e guardò dall’altra parte. Paolo VI seppellì i dogmi nella polvere. E la maggior parte dei padri conciliari, abbagliati dalla promessa di applausi protestanti e dalle lusinghe dei media, scelse la codardia anziché la fedeltà. Il tradimento fu deliberato. E la punizione arrivò rapida. Una Chiesa che tratta la sua Madre come un imbarazzo non merita la sua intercessione.
Eppure la Madre non ha abbandonato i suoi figli. A Fatima ha avvertito che il Santo Padre doveva consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato e che, se le sue richieste fossero state ignorate, il mondo avrebbe sofferto, la Chiesa sarebbe stata perseguitata e intere nazioni sarebbero state annientate. Le sue richieste non sono state esaudite. Il concilio ha preferito il dialogo con il mondo all’obbedienza al Cielo. E così abbiamo vissuto castighi, guerre, apostasie, scandali e rovine. Ma Maria ha anche promesso che alla fine il suo Cuore Immacolato trionferà.
La via da seguire è scritta chiaramente nel suo messaggio. Il rosario deve essere la nostra arma, non come una devozione facoltativa, ma come la catena che blocca il diavolo. La devozione del primo sabato deve essere ripristinata, così come gli atti di riparazione per le bestemmie contro il suo Cuore Immacolato. Famiglie, nazioni, sacerdoti e laici devono consacrarsi a lei, perché solo attraverso di lei Cristo regnerà di nuovo. La Chiesa deve confessare i suoi titoli senza vergogna. Lei è mediatrice di tutte le grazie, è corredentrice accanto alla Croce di suo Figlio, è la Regina del Cielo e della Terra. Che Roma lo proclami oggi o in un’epoca futura, la realtà non può essere soppressa. Perché la Scrittura stessa mostra la verità.
La donna vestita di sole, coronata di dodici stelle, che partorisce il Messia e combatte contro il drago: questa è Maria, e il drago lo sa. Per questo il concilio la fece tacere. I modernisti erano già servi, consapevoli o meno, dell’antico serpente. Ma lei gli schiaccerà la testa e coloro che le si oppongono saranno abbattuti.
La sterilità del Vaticano II non è un mistero. I vescovi dissero alla Madre di tacere. Le dissero che era un ostacolo, un motivo d’imbarazzo. E così Cristo, suo Figlio, si rifiutò di agire. L’acqua rimase acqua di lavaggio. Il banchetto rimase senza vino. Ma la sua ora sta arrivando. Quando finalmente la Chiesa si umilierà, quando il Papa si inginocchierà e consacrerà la Russia come da lei richiesto, quando i suoi titoli saranno proclamati con la chiarezza che meritano, allora pronuncerà ancora una volta le parole: “Non hanno vino”. E Cristo agirà. L’acqua diventerà vino. La vita di grazia tornerà.
Fino ad allora, i suoi figli non devono tacere. Dobbiamo difendere il suo onore laddove il concilio lo ha tradito. Dobbiamo gridare che lei non è un mero “modello”, ma la vera mediatrice attraverso cui fluisce ogni grazia, la corredentrice che sta ai piedi della Croce, la Regina che regna su tutta la creazione. Il Concilio può averla tradita, ma i suoi figli no. Pregheremo, predicheremo, soffriremo, combatteremo per il suo onore. Perché tradire Maria è tradire Cristo, ma difendere Maria è difendere la Fede stessa. Il suo trionfo è certo. L’unica domanda è se noi ci troveremo tra i suoi figli fedeli quando il suo calcagno schiaccerà il serpente e il vino scorrerà di nuovo nel calice della Chiesa.
radicalfidelity
Sostenere che tutti i problemi della Chiesa cattolica siano iniziati con il Concilio Vaticano II sarebbe una semplificazione eccessiva e un errore di fatto. Ciò che è vero, però, è che il Vaticano II fu la tempesta perfetta per il successo delle strategie del nemico.
Migliaia, anzi milioni, di parole sono state scritte e pronunciate, analizzando sia la miriade di flussi avvelenati che si sono trasformati in uno tsunami di distruzione conciliare, sia i vari meccanismi mortali implementati da questo concilio e i suoi conseguenti frutti.
Ogni fedele cattolico che si rispetti dovrebbe ormai avere almeno una conoscenza elementare del Vaticano II e di come i suoi documenti siano stati, nel peggiore dei casi, contrari al cattolicesimo e, nel migliore dei casi, ambigui, e di come la loro successiva attuazione sia stata disastrosa.
Fino a poco tempo fa, ero completamente all’oscuro di un altro dramma satanico che si era svolto durante il concilio e che ora, forse incautamente, vorrei postulare come la ragione principale per cui fu un fallimento abominevole per il cattolicesimo e un clamoroso successo per Lucifero e i suoi tirapiedi modernisti.
Chiedo scusa ai fedeli più anziani, che probabilmente sanno già come stanno le cose, ma ho pensato ai cattolici più giovani, che forse ne sono all’oscuro.
In breve: oso dire che la ragione principale per cui lo Spirito Santo se n’è andato e i modernisti, con la loro brama di eresia, sono riusciti a dirottare il Concilio Vaticano II, fu che la Madre di Dio venne considerata motivo di imbarazzo al fine di motivare il falso ecumenismo.
Credo fermamente nel tandem vincemus (“alla fine vinceremo”), ma finché Cristo non verrà e non invertirà questo caos demoniaco, possiamo tranquillamente affermare che il Vaticano II è stato il tradimento più disastroso di Cristo, del cattolicesimo e, non dimenticatelo, della nostra Beata Madre.
I duecento anni che precedettero il Concilio possono essere considerati un’età mariana quasi d’oro. Pio IX definì il dogma dell’Immacolata Concezione (1854) e quattro anni dopo lo confermò lei stessa a Lourdes. Leone XIII riempì il mondo di encicliche sul Rosario. Pio X, martello dei modernisti, la chiamò la Mediatrice attraverso cui fluisce ogni grazia. Benedetto XV e Pio XI parlarono della sua regalità e del suo potere di intercessione. E Pio XII, sotto gli occhi di tutta la Chiesa, proclamò la sua Assunzione al Cielo (1950), un dogma che coronò secoli di fede.
Ma non ci furono solo le proclamazioni dei buoni servitori di Dio Onnipotente. Nel 1917, il Cielo stesso parlò a gran voce in quelle che probabilmente divennero le apparizioni mariane più influenti. A Fatima, la Regina del Rosario apparve per ammonire il mondo, per invocare riparazione e promettere il trionfo del suo Cuore Immacolato. La devozione verso la Madre Santa esplose in pellegrinaggi, congregazioni, movimenti mariani e consacrazioni. I fedeli sapevano, come avevano sempre saputo i loro padri, che ogni grazia fluisce da Cristo attraverso Maria, e che onorare lei significa onorare Lui.
Non sorprende che molti, compresi alcuni padri conciliari, cavalcando l’onda mariana, quando Giovanni XXIII annunciò il concilio prevedessero che il Vaticano II sarebbe stato il coronamento di un’era dedicata a Maria. Sicuramente, pensavano, la Chiesa, riunita in solenne assemblea, avrebbe finalmente proclamato la mediazione universale di Maria e il ruolo di corredentrice accanto al Figlio.
Inizialmente fu preparato uno schema interamente dedicato alla Beata Vergine Maria in quanto Madre di Dio e Madre degli uomini, ma in seguito fu rivisto nel senso di indicare Maria come Madre della Chiesa. Lo schema suscitò in non pochi vescovi, sacerdoti e teologi la speranza che la Madonna sarebbe stata finalmente onorata come mediatrice e corredentrice, e che ciò avrebbe chiarito l’insegnamento della Chiesa e rafforzato la devozione dei fedeli. Per gli speranzosi era chiaro che la Madre di Dio non era un ornamento del cattolicesimo, ma parte della sua stessa struttura. Esaltarla e metterla al giusto posto avrebbe portato maggiore gloria a Gesù Cristo, suo Figlio, poiché tutto ciò che Ella è e fa deriva direttamente dal suo divin Figlio.
Tuttavia, le speranze sarebbero presto andate in fumo, poiché tra alcuni periti del concilio si stava ordendo una cospirazione. Non era contro alcun teologo o movimento umano, ma contro la Madre di Dio stessa.
I cospiratori si definivano “minimalisti”, nient’altro che una maschera per nascondere la loro vera identità modernista. Disprezzavano la devozione mariana proprio perché smascherava la falsità della loro nuova teologia.
Molti provenivano dal mondo di lingua tedesca (alcune tendenze non cambiano mai) e componevano un blocco di teologi e vescovi che consideravano lo schema mariano una minaccia ai loro nefasti piani di falso ecumenismo, temendo che avrebbe danneggiato i rapporti con i protestanti e gli ortodossi.
Tra questi c’erano uomini come Karl Rahner, Joseph Ratzinger (poi papa Benedetto XVI), Karl Grillmeier e Otto Semmelroth. Tra i non tedeschi c’erano Yves Congar e René Laurentin. Congar trattava la devozione alla Beata Vergine come superstizione e imbarazzo, mentre Laurentin si atteggiava a mariologo, ma la tradiva costantemente. Alla vigilia della seconda sessione del concilio, egli pubblicò il libro “La question mariale”, che non era altro che un manifesto contro il movimento che affermava di servire. La devozione mariana, disse, era diventata una “febbre”, una “malattia”, una patologia bisognosa di cura. I fedeli che si aggrappavano ai loro rosari e piangevano davanti alle immagini di Maria venivano liquidati come fanatici.
Rahner, in particolare, si oppose fermamente allo schema, avvertendo che avrebbe potuto causare “danni inimmaginabili dal punto di vista ecumenico, sia per gli orientali sia per i protestanti”.
Credo sia importante che il lettore colga il pieno significato di questo sentimento, comprendendo come in quelle parole ci sia quasi un riassunto degli atteggiamenti infidi degli uomini malvagi che occuparono il concilio per mettere in moto lo smantellamento del cattolicesimo. Per Rahner e i suoi compari, non si trattava mai di proclamare sempre di più e sempre meglio la gloria della Madre di Cristo nostro Salvatore, ma di non offendere i cosiddetti “fratelli separati”, termine che dovrebbe essere comunque respinto, poiché sia i protestanti sia gli ortodossi sono scismatici ed eretici.
Per la maggioranza modernista era più importante assecondare coloro che erano al di fuori della Fede che onorare Maria e suo Figlio Gesù Cristo. Non dimentichiamolo mai. Non dimentichiamo chi furono queste persone che alla fine usurparono le strutture della Chiesa e sostituirono il cattolicesimo con una falsa chiesa (la “c” minuscola è voluta).
Secondo altri nemici del cattolicesimo lo schema avrebbe impiegato “tattiche oggettivamente non onorevoli”, poiché si proponeva di non definire nuovi dogmi, ma allo stesso tempo presentava le dottrine mariane come se fossero già vincolanti per i fedeli. Consideravano un titolo come “mediatrice di tutte le grazie” “ambiguo”, “impreciso” e, in definitiva, una pericolosa minaccia per i loro progetti ecumenici e di una religione mondiale. Si opposero alla dimensione mariana del concilio non sulla base della verità, ma sulla base della loro strategia non cattolica.
Contro queste schiere scesero in campo alcuni vescovi, teologi e religiosi che si rifiutarono di vedere la Madonna sminuita. Dalla Spagna e dall’Italia, dall’America Latina e dai grandi ordini mariani si levarono voci in difesa di uno schema separato a favore della proclamazione della pienezza del ruolo di Maria nella salvezza. Tra i più eminenti vi fu il teologo padre Carolus Balić, presidente della Pontificia accademia mariana internazionale, instancabile nel sostenere che lo schema non inventava una nuova dottrina, ma chiariva verità già presenti nella Tradizione della Chiesa.
Molti padri conciliari insistettero sul fatto che, lungi dal danneggiare l’ecumenismo, l’audace proclamazione della verità mariana lo avrebbe rafforzato, poiché l’unità può essere costruita solo sulla verità, mai sul silenzio. Il vescovo brasiliano Giocondo Grotti tenne uno degli interventi più memorabili: “L’ecumenismo consiste nel confessare o nel nascondere la verità? Il concilio dovrebbe spiegare la dottrina cattolica o la dottrina dei nostri fratelli separati? Nascondere la verità danneggia sia noi sia coloro che sono separati da noi, perché li fa apparire deboli. Lasciamo che gli schemi siano separati. Professiamo apertamente la nostra fede”.
Questa chiarezza di visione riecheggiava la fede di innumerevoli semplici cattolici che si erano sempre rivolti a Maria come mediatrice e avvocata. Per questi difensori della Madonna, non assegnare i titoli che meritava non era umiltà, ma tradimento. Il ruolo di Maria, insistevano, non sminuisce Cristo, ma lo magnifica. Proclamarla mediatrice di tutte le grazie significa affermare, con la massima fermezza, che ogni grazia proviene da Cristo, unico mediatore, attraverso sua Madre, che ha cooperato con lui liberamente e perfettamente.
Ai loro occhi, il concilio si trovava alle soglie di una nuova fioritura mariana, che avrebbe coronato l’opera iniziata dall’Immacolata Concezione e dall’Assunzione con il riconoscimento della mediazione universale di Maria. Ritirarsi in nome dell’ecumenismo significava, per loro, barattare la verità con la diplomazia e la devozione con l’esitazione.
Purtroppo, e tragicamente, furono sconfitti.
La battaglia tra i due fronti raggiunse il culmine il 29 ottobre 1963, quando i padri conciliari votarono per decidere se dedicare a Maria uno schema specifico o ridurla a un capitolo della Costituzione sulla Chiesa. Il voto fu il seguente: 1.114 per seppellirla, 1.074 per onorarla. Per un soffio, la Regina del Cielo fu detronizzata.
Lo schema che avrebbe dovuto essere il cuore del Concilio fu messo da parte, ridotto a qualche cenno nell’ultimo capitolo della “Lumen gentium”, tra limitazioni ed esitazioni. Sì, la parola “mediatrice” c’era, ma privata della sua forza, soffocata. Il titolo di corredentrice fu del tutto bandito. Paolo VI, tremando di fronte alla disapprovazione protestante, dichiarò “inopportuno” parlare di nuovi dogmi mariani. Così, in nome della diplomazia ecumenica, il concilio fece tacere la Madre di Dio.
C’era un uomo che capiva chiaramente cosa significasse tutto ciò: l’abbé Victor-Alain Berto, teologo, discepolo di Maria e fedele perito dell’arcivescovo Lefebvre. Quando lo schema cadde, Berto non nascose le lacrime. Il suo lamento fu profetico. I vescovi, disse, avevano trattato la Vergine come un motivo di imbarazzo, come un ostacolo al loro progetto, come un’acqua di lavaggio indesiderata alle nozze di Cana. E quale fu il risultato? Proprio come Cristo non avrebbe agito a Cana finché sua Madre non fosse intervenuta, così anche al concilio trattenne la sua mano. “L’acqua rimase acqua”, dichiarò Berto, “e nemmeno acqua potabile, ma acqua di lavaggio”. Escludendo Maria, i padri si assicurarono che la loro opera non avrebbe portato frutto. Il concilio fece tacere la Donna, e così il Verbo trattenne il suo miracolo.
Guardatevi intorno, nella Chiesa di oggi. Chi può negare la giustezza delle parole di Berto? Dal concilio in poi, la vita della grazia si è esaurita. Le vocazioni sono crollate; seminari un tempo fiorenti si sono svuotati. Case religiose hanno chiuso a migliaia. Nazioni che un tempo professavano la fede cattolica sono cadute nell’apostasia. La liturgia è stata profanata, la catechesi distrutta, i fedeli dispersi, il clero corrotto. Mai nella storia della Chiesa un concilio ha causato una tale devastazione. I frutti sono marci perché la radice è stata avvelenata. I vescovi hanno messo a tacere la loro Madre, e così sono rimasti nella desolazione.
Perché tanto odio verso Maria tra i modernisti? Perché lei smaschera le loro menzogne. Chiamarla mediatrice di tutte le grazie significa affermare la realtà della grazia stessa – soprannaturale e necessaria – contraddicendo il loro sogno di una religione ridotta a mera esperienza umana. Proclamarla corredentrice significa confessare la Croce come centro della salvezza, un sacrificio a cui lei partecipa in modo unico, contraddicendo la loro riduzione della redenzione a una vaga “solidarietà”. Incoronarla Regina del Cielo e della Terra significa dichiarare che la Chiesa cattolica è l’unica vera Sposa di Cristo, singolare e sovrana, contraddicendo il loro progetto di livellamento ecumenico. Maria è la morte del modernismo, e quindi il modernismo ha cercato la sua morte.
Il risultato fu niente meno che un tradimento. Congar, Rahner, Laurentin e gli altri come loro cospirarono contro la Madre di Dio. Giovanni XXIII tremò e guardò dall’altra parte. Paolo VI seppellì i dogmi nella polvere. E la maggior parte dei padri conciliari, abbagliati dalla promessa di applausi protestanti e dalle lusinghe dei media, scelse la codardia anziché la fedeltà. Il tradimento fu deliberato. E la punizione arrivò rapida. Una Chiesa che tratta la sua Madre come un imbarazzo non merita la sua intercessione.
Eppure la Madre non ha abbandonato i suoi figli. A Fatima ha avvertito che il Santo Padre doveva consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato e che, se le sue richieste fossero state ignorate, il mondo avrebbe sofferto, la Chiesa sarebbe stata perseguitata e intere nazioni sarebbero state annientate. Le sue richieste non sono state esaudite. Il concilio ha preferito il dialogo con il mondo all’obbedienza al Cielo. E così abbiamo vissuto castighi, guerre, apostasie, scandali e rovine. Ma Maria ha anche promesso che alla fine il suo Cuore Immacolato trionferà.
La via da seguire è scritta chiaramente nel suo messaggio. Il rosario deve essere la nostra arma, non come una devozione facoltativa, ma come la catena che blocca il diavolo. La devozione del primo sabato deve essere ripristinata, così come gli atti di riparazione per le bestemmie contro il suo Cuore Immacolato. Famiglie, nazioni, sacerdoti e laici devono consacrarsi a lei, perché solo attraverso di lei Cristo regnerà di nuovo. La Chiesa deve confessare i suoi titoli senza vergogna. Lei è mediatrice di tutte le grazie, è corredentrice accanto alla Croce di suo Figlio, è la Regina del Cielo e della Terra. Che Roma lo proclami oggi o in un’epoca futura, la realtà non può essere soppressa. Perché la Scrittura stessa mostra la verità.
La donna vestita di sole, coronata di dodici stelle, che partorisce il Messia e combatte contro il drago: questa è Maria, e il drago lo sa. Per questo il concilio la fece tacere. I modernisti erano già servi, consapevoli o meno, dell’antico serpente. Ma lei gli schiaccerà la testa e coloro che le si oppongono saranno abbattuti.
La sterilità del Vaticano II non è un mistero. I vescovi dissero alla Madre di tacere. Le dissero che era un ostacolo, un motivo d’imbarazzo. E così Cristo, suo Figlio, si rifiutò di agire. L’acqua rimase acqua di lavaggio. Il banchetto rimase senza vino. Ma la sua ora sta arrivando. Quando finalmente la Chiesa si umilierà, quando il Papa si inginocchierà e consacrerà la Russia come da lei richiesto, quando i suoi titoli saranno proclamati con la chiarezza che meritano, allora pronuncerà ancora una volta le parole: “Non hanno vino”. E Cristo agirà. L’acqua diventerà vino. La vita di grazia tornerà.
Fino ad allora, i suoi figli non devono tacere. Dobbiamo difendere il suo onore laddove il concilio lo ha tradito. Dobbiamo gridare che lei non è un mero “modello”, ma la vera mediatrice attraverso cui fluisce ogni grazia, la corredentrice che sta ai piedi della Croce, la Regina che regna su tutta la creazione. Il Concilio può averla tradita, ma i suoi figli no. Pregheremo, predicheremo, soffriremo, combatteremo per il suo onore. Perché tradire Maria è tradire Cristo, ma difendere Maria è difendere la Fede stessa. Il suo trionfo è certo. L’unica domanda è se noi ci troveremo tra i suoi figli fedeli quando il suo calcagno schiaccerà il serpente e il vino scorrerà di nuovo nel calice della Chiesa.
radicalfidelity
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