mons. Athanasius Schneider, vescovo
L’omelia tenuta dal vescovo Athanasius Schneider la domenica di Pentecoste, per i 19.000 pellegrini del pellegrinaggio della Messa latina di Notre Dame de Chrétienne, pubblicata su Per Mariam, nella traduzione curata da Sabino Paciolla (13 giugno 2025).
Atanasio, vescovo Schneider*
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in loro il fuoco del tuo amore.
Il giorno di Pentecoste è il giorno in cui la Chiesa si è manifestata agli uomini in modo sorprendente. Si è manifestata come cattolica perché esiste una sola Chiesa di Dio, ed è la Chiesa cattolica.
Infatti, lo Spirito Santo fa vivere Cristo sulla terra nel suo corpo, la Chiesa. A Pentecoste, i discepoli di Gesù – come le cellule di un corpo – sono diventati il corpo mistico di Cristo animato dal suo Spirito Santo, governato da un capo visibile, Pietro, e presieduto da un capo invisibile, Gesù Cristo.
Come una goccia di sangue non può vivere fuori dal corpo, così non si può vivere la pienezza della vita di Cristo senza essere nel suo corpo mistico, nella Chiesa cattolica.
La Chiesa non è una semplice organizzazione umana – una ONG, una multinazionale – ma il corpo mistico di Cristo.
San Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars, diceva che senza lo Spirito Santo siamo come un sasso sulla strada. Prendete una spugna piena d’acqua in una mano e un sassolino nell’altra. Stringetele insieme. Dal sassolino non uscirà nulla, ma dalla spugna uscirà acqua in abbondanza.
La spugna è l’anima piena di Spirito Santo, e il sassolino è il cuore freddo e duro dove lo Spirito Santo non dimora.
È lo Spirito Santo che forma i pensieri nel cuore dei giusti e fa uscire le parole dalla loro bocca. Quando abbiamo lo Spirito Santo, il cuore si dilata ed è inondato dall’amore divino.
Lo Spirito Santo è colui che ci permette di distinguere il vero dal falso, il bene dal male; proprio come gli occhiali ingrandiscono gli oggetti, lo Spirito Santo ci permette di vedere il bene e il male in forma ingrandita.
Se non fosse per lo Spirito Santo, non ci sarebbe sostanza né sapore in nulla di ciò che facciamo, diceva il santo sacerdote di Ars.
Dobbiamo ringraziare lo Spirito di Verità per averci fatto conoscere la legge del Vangelo, e qual è la legge del Vangelo? È la vera e piena fede cattolica, solennemente promulgata per la prima volta dalla Chiesa nel giorno di Pentecoste.
Il rito tradizionale della Santa Messa, che abbiamo la grazia e la gioia di celebrare qui oggi, può forse essere definito in qualche modo rito pentecostale, perché questo rito è la vera espressione cattolica della devozione allo Spirito Santo, che consiste nell’essere sobriamente riempiti.
Il rito tradizionale della Santa Messa ci offre l’atmosfera spirituale di avere un cuore ardente, pur rimanendo sobrio e ordinato, guidato dalla ragione illuminata dalla fede, ma anche dalla dignità e dalla bellezza esteriore.
Il rito tradizionale della Santa Messa riflette tutto questo in modo impressionante, e per questo motivo questo rito attrae le anime dei giovani, che sono il futuro della Chiesa.
È il rito amato e conservato da innumerevoli generazioni di cattolici.
Ecco perché il rito tradizionale della Santa Messa è il rito sempre nuovo, il rito sempre presente, il rituale che non è mai superato né messo in discussione.
Quest’anno celebriamo il centenario della pubblicazione dell’enciclica Quas Primas, sulla regalità di Cristo. Cristo è l’unico vero Re di tutte le creature.
Se i principi dei sacerdoti e i farisei dicevano ai nostri giorni «non abbiamo altro re che Cesare», tutti coloro che credono veramente in Cristo dovrebbero invece dire «non abbiamo altro re che Gesù Cristo».
Ecco perché il Figlio di Dio si è fatto uomo per regnare come re, per regnare come verità e per regnare come Salvatore su tutti i cuori degli uomini, su tutte le nazioni, su tutte le società e istituzioni umane.
Egli non ha regnato con la forza, ma con il potere del suo amore. Una pace duratura degna di questo nome non esisterà mai se le dottrine e i precetti di Gesù Cristo non saranno osservati da tutti nella vita pubblica e nella vita privata; questo è ciò che intendiamo quando invochiamo il regno di Cristo.
Anche se oggi c’è tanto progresso tecnologico e fratellanza umana per la pace nel mondo, se Cristo non regna come re nelle nostre famiglie e nei nostri paesi, allora il nostro mondo manca della vera bellezza spirituale; allora il nostro mondo manca della piena verità divina; allora il nostro mondo manca dell’amore soprannaturale.
Cosa significa essere cristiani, essere cattolici? Significa che Cristo è il Re della mia vita, significa che non mi vergogno mai di confessare Cristo nella verità della fede cattolica.
Significa osservare i comandamenti di Dio con l’aiuto della sua grazia, la purezza dell’anima e la castità del corpo, il perdono reciproco e la carità instancabile verso il prossimo.
Preghiamo lo Spirito Santo dicendo: Vieni, Spirito Santo, riempi il campo della tua Chiesa con il profumo e la bellezza dei fiori della santità e dello zelo per la salvezza delle anime, specialmente tra i giovani, nelle famiglie e nel clero.
Fa’ che gioiamo nella nostra santa fede cattolica con gioia indicibile perché la nostra fede cattolica, più preziosa dell’oro per i cattolici, anche ai nostri giorni, messa alla prova dal fuoco, possa tornare alla massima espansione del regno di Cristo, a gloria della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Dio che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.
*Vescovo ausiliare della diocesi di Astana.
Nessun commento:
Posta un commento