
Pubblichiamo per gentile concessione dell’Editore, la Prefazione di Stefano Fontana al libro di Roberto Marchesini appena uscito: “Tomismo per tutti. Breve e semplice corso sulla filosofia di san Tommaso, Sugarco, Milano 2025, pp. 112, euro 14.00
Di Stefano Fontana, 23 mag 2025
Sempre nei momenti di crisi e di confusione intellettuale e spirituale qualcuno si sente di dover tornare a san Tommaso d’Aquino e a riproporne il pensiero e il metodo. Lo hanno fatto G. K. Chesterton, Padre Cornelio Fabro, monsignor Antonio Livi. Qui lo fa Roberto Marchesini. Tutti costoro hanno scritto delle Introduzioni a San Tommaso, il cui scopo era sia di precisazione teoretica sia anche di divulgazione. Per tutti si trattava e si tratta di aprire la strada delle menti a riprendere in mano i testi dell’Aquinate o i libri che parlano del suo pensiero in modo corretto. Si sa, infatti, che nella modernità, con inizio dalla Scuola di Lovanio e continuando poi con la Nouvelle theologie fino alle operazioni di Karl Rahner e di Johann Baptist Metz, il pensiero di Tommaso è stato stravolto per adattarlo al criticismo moderno e renderlo compatibile con Kant, Hegel e Heidegger. É un aspetto, questo, che merita attenzione. La nuova teologia cattolica non provvide ad escludere semplicemente il realismo metafisico di San Tommaso, a metterlo da parte e a farlo dimenticare, ma si impegnò per ripensarlo, cercando di mostrare (senza successo) che la svolta della filosofia moderna era stata in qualche modo già anticipata da san Tommaso stesso. L’obiettivo era di dimostrare che la svolta della nuova teologia improntata al principio di immanenza non era una svolta ma una continuità, e questo rendeva quella svolta ancora più pericolosa, perché, così travestita, era mano avvertibile. Contemporaneamente si è portata avanti un’altra operazione culturale, impegnandosi a rileggere non solo san Tommaso ma anche alcuni dei suoi più autorevoli interpreti e anche in questo caso lo scopo era di adeguare san Tommaso ai principi della filosofia moderna o, se vogliamo, di indicare che i principi della filosofia moderna avevano la loro origine nel pensiero di san Tommaso. Perfino grandi tomisti come Cornelio Fabro o Étienne Gilson vennero reinterpretati come se avessero aperto il tomismo alle nuove esigenze della modernità filosofica nel campo della libertà e della coscienza, nonostante le forzature che questa operazione comportava. Per fortuna, come dicevo all’inizio, periodicamente c’è invece chi ripropone san Tommaso nella sua originalità che, come sappiamo, si fonda filosoficamente, sul primato dell’essere inteso come atto e quindi “perfezione di ogni perfezione”. Per fortuna, ripeto, che periodicamente qualcuno si incarica anche di ripresentare san Tommaso in modo divulgativo e questo è un aspetto che merita una ulteriore osservazione.
Gli uomini del nostro tempo, e specialmente i giovani, vivono nel concreto della loro vita i principi della modernità filosofica anche senza aver mai studiato filosofia. Quei principi, infatti, sono diventati aria e prassi, vengono imposti dal clima che si respira e dalle convinzioni diffuse, oppure dai comportamenti indotti dall’opinione pubblica e dal potere. Per fare un solo esempio: l’idea che tutti, in fondo, vediamo le cose attraverso un nostro paio di occhiali, è una posizione filosofica molto diffusa. Si ritiene che non si dia un accesso neutro e oggettivo alla realtà, ma che la conoscenza dei fatti e delle cose avvenga sempre a partire da precomprensioni e da precognizioni, come sosteneva Heidegger. Questa idea ritiene anche che ognuno di noi appartenga ad un contesto storico, ad una situazione esistenziale e che ogni sua comprensione della realtà si porti dietro questo contesto e questa situazione, non solo condizionandola ma anche determinandola. L’ermeneutica filosofica di Hans Georg Gadamer, che è uno dei derivati più recenti e più diffusi del principio di immanenza della modernità, è il nuovo credo filosofico di oggi, assimilato anche da chi non ha mai letto una pagina di Gadamer. Il realismo del buon senso, le conoscenze del senso comune proprie di ogni uomo oggi vengono contestate come imposizioni autoritarie, mentre la conoscenza umana si svolgerebbe passando da interpretazioni a interpretazioni, sempre condizionate, relative, passeggere. Questa riduzione della persona a tempo che passa e che tutto porta via con sé, ossia al suo contesto storico sempre in cambiamento e alla successione dei momenti della sua esistenza, è alla base dell’angoscia del nostro tempo. Essa viene insegnata dalle cattedre ma soprattutto viene vissuta nella vita quotidiana. Un mondo siffatto è un mondo privo di speranza. Tornare a san Tommaso e presentare i punti principali del suo pensiero è assolutamente necessario ed è bene che venga fatto anche in modo divulgativo, contrastando così sul campo gli errori moderni che, come ho cercato di dire, non sono solo teorie accademiche ma stili di vita.
Riprendere san Tommaso solleva l’animo, allieta l’intelligenza, dona speranza. Sapere che al principio non c’è alcun dubbio scettico o agnostico ma una certezza, la certezza di conoscere immediatamente l’essere che fin dall’inizio nutre quindi il nostro intelletto, vuol dire uscire dalla prigione della nostra coscienza e poter attingere ad una verità che è tale perché non è solo nostra ma di tutti. Che la verità renda liberi è vero anche dal punto di vista filosofico ed è per questo che poi siamo avvinti da questa informazione anche sul piano della fede. Se noi rimanessimo prigionieri dentro le nostre rappresentazioni dovremmo abbandonare l’idea di una verità che ci renda liberi: interpretazioni e opinioni hanno troppo di nostro per essere fonte di liberazione, nessuno infatti si dà quello che non ha e l’individuo non può liberarsi da solo, deve venire liberato. Sapere che si dà un ordine naturale finalistico, come san Tommaso ci insegna, non quindi causato da dietro ma attratto da davanti, un sapere non caotico ma ordinato secondo i principi di partecipazione, causalità e analogicità, sapere che i molteplici fini cui le cose tendono fanno capo ad un Fine ultimo che li rende possibili, tutto questo conforta l’animo umano oltre a soddisfare l’intelligenza. Sapere che l’essere rivela una Vocazione ci libera dallo smarrimento nella successione degli istanti della vita, perché l’uomo che pure vive nel tempo, non si riduce a tempo.
(Foto: Trionfo di san Tommaso, di Benozzo Gozzoli, (cropped), wikipedia)
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