
Tommaso Scandroglio, 12-12-2025
Le colpe dei padri ricadranno sui figli. A volte anche le malattie dei primi ricadranno sui secondi. A seguito di un’attività investigativa svolta da 14 emittenti pubbliche, si è scoperto che quasi 200 bambini, concepiti tramite fecondazione artificiale, sono nati dallo sperma di un unico “donatore”, il quale è portatore di una mutazione del gene Tp53. Questa mutazione può far insorgere nel 20% di questi bambini la sindrome di Li Fraumeni la quale aumenta fino al 90% il rischio di contrarre dei tumori nell’infanzia e il tumore al seno per le donne.
L’uomo ha iniziato a “donare” il suo sperma nel 2005 e si è fermato nel suo desiderio di emulare Abramo nel 2022. La Banca europea del seme ha reso noto che l’uomo non è malato e che il suo seme è stato utilizzato da 67 cliniche in 19 Paesi per far nascere 197 bambini. Circa 200 bambini a cui bisogna sommare almeno altri duemila bambini morti durante le tecniche di fecondazione artificiale. Il calcolo riguardo ai bambini venuti alla luce è sicuramente in difetto perché non tutti i Paesi hanno comunicato i dati relativi a questo caso.
67 di quei 197 bambini sono stati già sottoposti ad esame e in 23 di loro è stata rinvenuta la maledetta mutazione. A dieci di loro è stato diagnosticato un tumore e alcuni sono già morti. Per gli altri, come già accennato, il rischio di ammalarsi gravemente è elevatissimo.
Clare Turnbull, genetista oncologa presso l’Istituto di ricerca sul cancro di Londra, ha dichiarato alla BBC: «Quella della sindrome di Li Fraumeni è una diagnosi terribile. È molto difficile da accettare per una famiglia, è pesante convivere con la probabilità di sviluppare un cancro». I genitori sono infatti obbligati per molti anni a sottoporre i figli ad esami per individuare in modo precoce eventuali tumori. Si vive con la spada di Damocle sulla testa e spesso quella spada cade impietosa.
La levata di scudi è stata immediata. Il problema sarebbe duplice: a livello internazionale e nazionale si permetterebbero troppe “donazioni” da un unico soggetto. Secondo: occorrono screening più accurati.
Partiamo dal primo inciampo il cui ragionamento è semplice: meno concepimenti, meno bambini ammalati. Ciò non corrisponde al vero: se si diminuiscono i concepimenti da un unico donatore si aumenteranno per compensazione i concepimenti da più donatori, anch’essi portatori eventualmente della stessa o di altre patologie genetiche. In secondo luogo e andando al nocciolo del problema, parrebbe che la malvagità della fecondazione eterologa risiederebbe nel numero di “donazioni”. Sarebbe una questione quantitativa e non qualitativa, ossia riferibile alla qualità dell’atto, al cosa è la fecondazione extracorporea. Ma il vero problema etico non è nel grado dell’atto – individuare la soglia oltre la quale il numero di “donazioni” diventa moralmente illecito – bensì nella specie dell’atto – è la fecondazione artificiale in sé ad essere atto moralmente illecito: il numero rende “solo” più grave l’illecito.
In merito all’esigenza di esami più accurati sui gameti, risponde Allan Pacey, già direttore della Sheffield Sperm Bank e ora è vicepreside della Facoltà di Biologia, medicina e salute all'Università di Manchester: «Non è possibile effettuare screening per tutto, accettiamo solo l'1% o il 2% degli uomini che si candidano come donatori di sperma nell'attuale sistema di screening, quindi se lo rendessimo ancora più rigoroso non ne avremmo più nessuno», racconta sempre alla BBC per spiegare che per prassi non viene ricercata la mutazione Tp53 al pari di moltissime altre. Dunque non rendiamo più rigorosi i controlli altrimenti non possiamo più vendere l’eterologa a nessuno e lasciamo invece che i rischi sulla salute ricadano sui bambini. D’altronde il ragionamento è coerente: se con la fecondazione artificiale espongo più del 90% dei concepiti ad un rischio mortale perché tenere indenne da questo stesso rischio i sopravvissuti alla provetta?
Qual è invece il peccato originale di questo dramma della provetta? Non sta essenzialmente nel numero di filiazioni per procura, né negli screening genetici, bensì nelle stesse tecniche di fecondazione extracorporea. La generazione a seguito del rapporto sessuale riduce di molto il rischio di trasmettere tare genetiche. Infatti madre natura, o Dio Padre a seconda del proprio grado di maturazione spirituale, seleziona già il migliore (almeno sulla carta) spermatozoo per fecondare. La tanto decantata selezione naturale darwiniana qui viene abbandonata a favore di una selezione artificiale che è assolutamente fallace, perché è quasi impossibile trovare tra centinaia di milioni di spermatozoi il più talentuoso perché il più sano. Siamo tutti per il bio, ma non quando si parla di figli. Il bio-figlio viene sostituito dal tecno-figlio e i risultati sono questi.
È inevitabile: stante l’inscindibile unità di spirito e corpo, quando violiamo una legge metafisica i danni si ripercuotono anche nel mondo fisico. Il disordine morale si riverbera nel disordine fisico. Violate il principio morale secondo il quale solo dall’abbraccio amorevole tra marito e moglie è lecito che nasca un figlio e avrete figli ammalati – e non solo della sindrome di Li Fraumeni, ma anche di moltissime altre patologie (clicca qui qui, qui e qui) – avrete centinaia di figli di un unico padre e centinaia di fratellastri sparsi per il mondo, ledendo così il diritto nativo di ogni bambino di crescere con il proprio padre e con i propri fratelli e ferendo a morte l’istituto della famiglia qui polverizzato in una congerie di relazioni solo biologiche e non più sociali, solo genetiche e non più affettive.
È proprio vero: le colpe dei padri ricadranno sui figli.
In merito all’esigenza di esami più accurati sui gameti, risponde Allan Pacey, già direttore della Sheffield Sperm Bank e ora è vicepreside della Facoltà di Biologia, medicina e salute all'Università di Manchester: «Non è possibile effettuare screening per tutto, accettiamo solo l'1% o il 2% degli uomini che si candidano come donatori di sperma nell'attuale sistema di screening, quindi se lo rendessimo ancora più rigoroso non ne avremmo più nessuno», racconta sempre alla BBC per spiegare che per prassi non viene ricercata la mutazione Tp53 al pari di moltissime altre. Dunque non rendiamo più rigorosi i controlli altrimenti non possiamo più vendere l’eterologa a nessuno e lasciamo invece che i rischi sulla salute ricadano sui bambini. D’altronde il ragionamento è coerente: se con la fecondazione artificiale espongo più del 90% dei concepiti ad un rischio mortale perché tenere indenne da questo stesso rischio i sopravvissuti alla provetta?
Qual è invece il peccato originale di questo dramma della provetta? Non sta essenzialmente nel numero di filiazioni per procura, né negli screening genetici, bensì nelle stesse tecniche di fecondazione extracorporea. La generazione a seguito del rapporto sessuale riduce di molto il rischio di trasmettere tare genetiche. Infatti madre natura, o Dio Padre a seconda del proprio grado di maturazione spirituale, seleziona già il migliore (almeno sulla carta) spermatozoo per fecondare. La tanto decantata selezione naturale darwiniana qui viene abbandonata a favore di una selezione artificiale che è assolutamente fallace, perché è quasi impossibile trovare tra centinaia di milioni di spermatozoi il più talentuoso perché il più sano. Siamo tutti per il bio, ma non quando si parla di figli. Il bio-figlio viene sostituito dal tecno-figlio e i risultati sono questi.
È inevitabile: stante l’inscindibile unità di spirito e corpo, quando violiamo una legge metafisica i danni si ripercuotono anche nel mondo fisico. Il disordine morale si riverbera nel disordine fisico. Violate il principio morale secondo il quale solo dall’abbraccio amorevole tra marito e moglie è lecito che nasca un figlio e avrete figli ammalati – e non solo della sindrome di Li Fraumeni, ma anche di moltissime altre patologie (clicca qui qui, qui e qui) – avrete centinaia di figli di un unico padre e centinaia di fratellastri sparsi per il mondo, ledendo così il diritto nativo di ogni bambino di crescere con il proprio padre e con i propri fratelli e ferendo a morte l’istituto della famiglia qui polverizzato in una congerie di relazioni solo biologiche e non più sociali, solo genetiche e non più affettive.
È proprio vero: le colpe dei padri ricadranno sui figli.
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