Pagine

martedì 9 settembre 2025

Il rito antico prospera e il vescovo lo punisce. Ecco “Pane, non pietre”, documentario sulla vicenda di Charlotte





09 set 2025


Saved in: Blog
by Aldo Maria Valli



di Edward Pentin

“Pane, non pietre” mette in luce la soppressione della messa in latino nella diocesi di Charlotte.

È stato pubblicato un nuovo documentario di un’ora che mette in luce il valore e la ricchezza del rito romano tradizionale nella diocesi di Charlotte, il cui vescovo ha intenzione di sopprimerlo a partire dal mese prossimo.

Intitolato “Pane non pietre” e prodotto dalla rivista cattolica indipendente Regina Magazine, il film presenta interviste a sacerdoti e parrocchiani che parlano del loro amore per la messa tradizionale, del perché sia ​​così importante per loro e dell’impatto negativo che la soppressione avrà sulle comunità parrocchiali.

A maggio il vescovo Michael Martin di Charlotte ha annunciato la fine delle liturgie tradizionali parrocchiali, citando il motu proprio “Traditionis custodes” di papa Francesco del 2021 per giustificare il cambiamento. Il decreto stabilisce che le liturgie tradizionali parrocchiali potranno essere celebrate solo al di fuori delle chiese parrocchiali e secondo le disposizioni episcopali.

A partire dal 2 ottobre il rito romano tradizionale sarà quindi proibito nelle cinque chiese parrocchiali della diocesi in cui viene attualmente celebrato e sarà consentito solo in una cappella non parrocchiale a Mooresville, che dista tra i quarantacinque e i novanta minuti d’auto dalle parrocchie.

La data della soppressione era stata fissata all’8 luglio ma è poi stata posticipata in seguito agli appelli delle comunità interessate e di parte del clero.

“Bread Not Stones” viene presentato come una testimonianza non solo di quanto accaduto a Charlotte, ma anche “in tutte le parrocchie del mondo le cui amate comunità sono state distrutte dall’attuazione di una politica della Chiesa che ha frainteso o travisato la vera natura dell’amore dei fedeli per il Vetus Ordo“.

Natalie Sonnen, direttrice esecutiva di Regina Magazine, spiega di aver voluto dare “nomi e volti reali all’impatto che ‘Traditionis custodes’ sta avendo sulla Chiesa”, in particolare negli Stati Uniti, ma anche in altri paesi come Francia, Spagna e Inghilterra. “Lo scopo del film è quello di eliminare le polemiche e mostrare semplicemente persone reali che soffrono a causa delle decisioni dei loro leader”.

Con il canto gregoriano in sottofondo, il documentario si apre con la famosa citazione di Benedetto XVI, tratta dal suo motu proprio “Summorum Pontificum”, che liberalizza il rito antico, secondo cui ciò che le generazioni precedenti “ritenevano sacro rimane sacro e grande anche per noi” e non può essere improvvisamente “del tutto proibito o addirittura considerato dannoso”, tanto che “spetta a tutti noi” preservare tali ricchezze di culto.

Il film prosegue mostrando come, dopo il “Summorum Pontificum” e sotto la guida dell’allora vescovo Peter Jugis di Charlotte, il rito antico abbia iniziato a prosperare in tutta la diocesi, attirando un numero di fedeli in continua crescita.

Nel video molti parrocchiani raccontano come, dopo aver incontrato per la prima volta la forma più antica del rito, abbiano sentito di aver finalmente trovato ciò che mancava nella loro esperienza di fede: una riverenza palpabile, il silenzio e il senso del sacro.

Alcuni affermano che questa scoperta ha cambiato la loro vita, e i convertiti alla fede cattolica testimoniano che non sarebbero mai entrati nella Chiesa senza il rito antico. Una coppia, che era stata sull’orlo del divorzio, gli attribuisce il merito di aver salvato il loro matrimonio. Quasi universalmente, si parla della messa come di un’esperienza traboccante di grazia, qualcosa di puro e maestoso.

Al centro di questa esperienza, spiegano, c’è un senso di riverenza che spinge i fedeli a immergersi più profondamente nei misteri della fede. I giovani nel film testimoniano di essere stati attratti dalla serietà e dal carattere contemplativo del rito tradizionale, mentre i sacerdoti notano che qualcosa nell’attenzione maschile del rito alla disciplina, alla gerarchia e al sacrificio ispira nuove vocazioni.

Altri intervistati parlano di come l’estetica abbia giocato un ruolo cruciale e spiegano che il canto gregoriano e la polifonia hanno conquistato i cuori in modi che le liturgie informali per chitarra non erano riuscite a fare. Altro affermano che è stata proprio la musica ad affascinarli e a farli tornare.

La bellezza del rituale, l’incenso, le campane e le solenni processioni sono descritte nel film come un modo per colmare una fame spirituale difficilmente riscontrabile altrove. Diversi cattolici di nascita osservano che, riscoprendo tali tradizioni, hanno avuto l’impressione di reclamare un diritto di nascita, come se qualcosa di prezioso fosse stato loro rubato.

Il programma si concentra anche sulla vita comunitaria delle parrocchie tradizionali. A Charlotte, il rito antico ha costantemente riempito le chiese, diventando un punto di ritrovo per famiglie numerose, giovani uomini e donne, anziani e nuovi arrivati. Le persone descrivono queste comunità come vivaci, gioiose e piene di vita: il tipo di luogo in cui non si può fare a meno di notare bambini, famiglie e altri segni visibili di crescita.

I convertiti provenienti dall’estero che frequentano il rito antico nella diocesi affermano che esso offre un culto unificante che trascende le barriere linguistiche e incarna l’universalità della Chiesa, unendo cattolici di ogni estrazione. Molti sottolineano che la messa tradizionale non dovrebbe mai essere vista come fonte di divisione, ma come qualcosa in grado di unire la Chiesa. “La forza che ricevo da questa messa non è sostituibile” afferma un parrocchiano, mentre un altro afferma che il rito antico rende inequivocabile il ruolo del sacerdote come guida spirituale al cospetto di Dio e a nome del popolo.

Un sacerdote spiega che la messa tradizionale è quella “che più mi eleva l’anima”. “La solennità, la sua natura contemplativa, tutto in essa mi aiuta nell’offrire il santo sacrificio”.

Commentando le restrizioni decise dal vescovo, i fedeli di Charlotte affermano che qualcosa di essenziale per la loro identità e tradizione cattolica è stato strappato via, e che ciò ha avuto un effetto “dispersivo” sul gregge. Una madre paragona questo fenomeno a un bambino che chiede pane al padre e riceve in cambio delle pietre, affermazione da cui è stato tratto il titolo del film.

I registi affermano di aver scelto Charlotte non solo perché è al centro di alcune delle restrizioni più recenti e radical, ma anche perché è una diocesi in cui il “Summorum Pontificum” è stato applicato alla lettera.

“Ed ora ecco un vescovo che, circa vent’anni dopo, vuole applicare ‘Traditionis custodes’ alla lettera”, dice Natalie Sonnen, affermando che il motu proprio di Francesco “è in contraddizione diretta con “Summorum Pontificum”.

Negli ultimi giorni, il vescovo Martin è stato ulteriormente criticato per aver rimosso la balaustra dell’altare in una scuola superiore cattolica della sua diocesi, impedendo ai bambini di inginocchiarsi per ricevere l’Eucaristia durante la messa quotidiana. Ciò segue la fuga di notizie, avvenuta a maggio, circa un documento interno della diocesi di Charlotte che forniva ai sacerdoti una strategia per rispondere alle previste reazioni negative alle restrizioni del rito antico. La diocesi ha affermato che si trattava di una “bozza preliminare” e che le questioni sono ancora oggetto di discussione.

ncregister.com

___________________________________

Nella foto (Regina Magazine / Screenshot), un’immagine tratta dal documentario “Pane, non pietre”





Nessun commento:

Posta un commento