Giuliano Guzzo, 24 maggio 2025
Una frattura stavolta c’è ed è anche piuttosto clamorosa. Sì, perché ben quattro vescovi – e, tra questi, un cardinale – hanno annunciato la loro decisione di sfilarsi dal Sinodo tedesco. Si tratta del cardinale Rainer Maria Woelki di Colonia, di mons. Gregor Maria Hanke vescovo di Eichstätt, di mons. Stefan Oster vescovo di Passau e infine di mons. Rudolf Voderholzer, vescovo Ratisbona. I quattro hanno formalizzato la loro scelta in una lettera inviata il 19 maggio a mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, e a Irme Stetter-Karp, Presidente di Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi.
In questa lettera, i quattro vescovi esprimono una vibrante critica al Comitato sinodale, apostrofandolo come «un organismo che non può rivendicare alcuna autorità canonica» che «decide che tutti i vescovi diocesani in Germania, noi compresi, debbano essere membri di un futuro organo». Il comitato sinodale – continuano questi vescovi – si basa su una risoluzione dell’Assemblea sinodale del Cammino sinodale, «che di per sé non ha valore giuridico vincolante». Per questo, i quattro sottolineano – con quella che è una stroncatura a dir poco pesante – di non considerarsi «né membri né sostenitori del comitato sinodale» e di non esserlo nemmeno de iure.
Di qui la richiesta, sempre contenuta nella lettera, del formale chiarimento che sono 23 (e non più 27) i vescovi diocesani effettivamente membri del Comitato sinodale. Questa opposizione, da parte dei quattro vescovi, non è da considerarsi in alcun modo pretestuosa né, per così dire, gratuitamente polemica. Al contrario, essa si basa su una serie di preoccupazioni teologiche e pastorali. In particolare, ad essere criticato frontalmente è il processo decisionale del Cammino sinodale, descritto senza mezzi termini alla stregua di un «processo parlamentare di pura acquisizione di maggioranze» anziché un autentico discernimento spirituale, quale in teoria dovrebbe – o per meglio dire avrebbe dovuto – essere.
Da parte sua, uno dei vescovi che hanno deciso di salutare il Comitato sinodale – mons. Oster – ha ulteriormente evidenziato le profonde divisioni all’interno dell’episcopato tedesco, definendole un «disastro per i fedeli», sottolineando la mancanza di consenso su questioni fondamentali di antropologia e ecclesiologia, avvertendo che tale polarizzazione potrebbe avere conseguenze catastrofiche per la Chiesa in Germania. Staremo ora a vedere che ripercussioni avrà tutto questo, anche se è indubitabile come la decisione dei quattro vescovi rappresenti un punto di svolta nel dibattito sulla sinodalità nell’episcopato tedesco. Soprattutto, allargando il discorso, sarà da vedere come Roma continuerà d’ora in poi a gestire la partita sinodale tedesca, che aveva spazientito perfino Papa Francesco.
Memorabile, a questo riguardo, resta quell’«è cattolica?» scandito a chiare lettere dal pontefice argentino dopo uno degli appuntamenti del viaggio in Lussemburgo e Belgio, allorquando il vescovo ausiliare di Treviri, monsignor Jörg Michael Peters, gli aveva portato i saluti della Conferenza episcopale tedesca. Ma c’è pure da dire che l’allora cardinale Robert Francis Prevost fu firmatario, nel 2024, insieme al cardinale Parolin, di una lettera ai vescovi tedeschi proprio per chiedere fermare il progetto di un Comitato sinodale. Un precedente che, da un lato, lascia abbastanza intuire quale possa essere il pensiero di Papa Leone XIV al riguardo e, dall’altro, rafforza il gesto dei quattro vescovi teutonici che hanno sce di togliere il disturbo.
In questa lettera, i quattro vescovi esprimono una vibrante critica al Comitato sinodale, apostrofandolo come «un organismo che non può rivendicare alcuna autorità canonica» che «decide che tutti i vescovi diocesani in Germania, noi compresi, debbano essere membri di un futuro organo». Il comitato sinodale – continuano questi vescovi – si basa su una risoluzione dell’Assemblea sinodale del Cammino sinodale, «che di per sé non ha valore giuridico vincolante». Per questo, i quattro sottolineano – con quella che è una stroncatura a dir poco pesante – di non considerarsi «né membri né sostenitori del comitato sinodale» e di non esserlo nemmeno de iure.
Di qui la richiesta, sempre contenuta nella lettera, del formale chiarimento che sono 23 (e non più 27) i vescovi diocesani effettivamente membri del Comitato sinodale. Questa opposizione, da parte dei quattro vescovi, non è da considerarsi in alcun modo pretestuosa né, per così dire, gratuitamente polemica. Al contrario, essa si basa su una serie di preoccupazioni teologiche e pastorali. In particolare, ad essere criticato frontalmente è il processo decisionale del Cammino sinodale, descritto senza mezzi termini alla stregua di un «processo parlamentare di pura acquisizione di maggioranze» anziché un autentico discernimento spirituale, quale in teoria dovrebbe – o per meglio dire avrebbe dovuto – essere.
Da parte sua, uno dei vescovi che hanno deciso di salutare il Comitato sinodale – mons. Oster – ha ulteriormente evidenziato le profonde divisioni all’interno dell’episcopato tedesco, definendole un «disastro per i fedeli», sottolineando la mancanza di consenso su questioni fondamentali di antropologia e ecclesiologia, avvertendo che tale polarizzazione potrebbe avere conseguenze catastrofiche per la Chiesa in Germania. Staremo ora a vedere che ripercussioni avrà tutto questo, anche se è indubitabile come la decisione dei quattro vescovi rappresenti un punto di svolta nel dibattito sulla sinodalità nell’episcopato tedesco. Soprattutto, allargando il discorso, sarà da vedere come Roma continuerà d’ora in poi a gestire la partita sinodale tedesca, che aveva spazientito perfino Papa Francesco.
Memorabile, a questo riguardo, resta quell’«è cattolica?» scandito a chiare lettere dal pontefice argentino dopo uno degli appuntamenti del viaggio in Lussemburgo e Belgio, allorquando il vescovo ausiliare di Treviri, monsignor Jörg Michael Peters, gli aveva portato i saluti della Conferenza episcopale tedesca. Ma c’è pure da dire che l’allora cardinale Robert Francis Prevost fu firmatario, nel 2024, insieme al cardinale Parolin, di una lettera ai vescovi tedeschi proprio per chiedere fermare il progetto di un Comitato sinodale. Un precedente che, da un lato, lascia abbastanza intuire quale possa essere il pensiero di Papa Leone XIV al riguardo e, dall’altro, rafforza il gesto dei quattro vescovi teutonici che hanno sce di togliere il disturbo.
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