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lunedì 6 giugno 2016

Enzo Bianchi: La sessualità è cambiata. Includere divorziati e omosessuali

              
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«Quello di cui la Chiesa deve occuparsi sono le storie d’amore quindi dell’inclusione di separati e divorziati, delle famiglie “atipiche” e degli omosessuali». Lo ha detto Enzo Bianchi intervenuto ad Ostuni presso la sede della Fraternità di Bose in Ostuni. Il suo commento all’esortazione post-sinodale Amoris laetitia, così come riportato dal portale web ostunilive.it, appare veramente significativo.
 
«Il mondo è cambiato – dice Enzo Bianchi – bisogna comprendere che la sessualità è cambiata. Per fortuna nessuno dice più che l’omosessualità è una malattia, ma resta il fatto che è sicuramente un enigma che tutti devono accettare. Infierire su quelle che sono delle persone già messe alla prova dalla vita, è pura cattiveria integralista.
 
Bisogna imparare una nuova grammatica antropologica, ricordare che il cristiano ha un profondo rispetto per il mistero della persona, della vita altrui, attua e professa la carità umana. Per questo ritengo che il Governo abbia fatto bene a riconoscere le unioni civili, perché chiunque ha diritto di amare ed essere amato.
 
Ugualmente la comunità cristiana e la Chiesa devono accogliere le persone divorziate, come fedeli che vanno accompagnati, aiutati a capire e integrati. È compito della Chiesa e dei suoi Pastori includere, piuttosto che mettere ai margini; seguire prove e difficoltà dei soggetti che si trovano nella situazione di dover venire meno al giuramento del matrimonio.
 
Il buon pastore aiuta a discernere, ovvero a operare secondo la propria coscienza. Nella Chiesa Cattolica invece negli ultimi decenni è stata vietata la libertà di coscienza, ogni libera scelta veniva condannata a priori, e ci vorrà ancora molto tempo per abituare le nuove generazioni ad agire secondo coscienza.
 
Dobbiamo cambiare prospettiva in maniera critica, comprendere che l’eucarestia non è un premio per i cristiani forti, ma per i fedeli deboli, se non sono guidati dalla consapevolezza. Esercitare la propria coscienza significa vivere un fede matura. Chi ha coscienza non ha paura di niente e di nessuno e va avanti con la schiena dritta».
 
Per Enzo Bianchi quindi c’è una “nuova grammatica antropologica” da imparare, l’uomo è nuovo, sempre cangiante nella sua natura. Con buona pace dei pontefici precedenti è l’ora di una vera libertà di coscienza. Sulla coscienza però occorre vigilare, perché non diventi “creativa” (Cfr. QUI e QUI).
Ma, forse, queste erano preoccupazioni di una Chiesa oscurantista?
 
 
 
FONTE: sinodo2015.lanuovabq.it
 
 
 
 
 

ASSOCIAZIONE MADONNA DELL’UMILTÀ alle 08:11

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